Come scegliere un corso di formazione

Scegliere un corso di formazione è spesso fonte di dubbi e incertezze sulla validità dello stesso e sulla spendibilità del titolo che può essere rilasciato. Dubbi più che legittimi se si pensa che seguire un corso di formazione implica certamente un dispendio di energie, tempo e non ultimo soldi se si tratta di un corso a pagamento.

Quali fattori considerare?
Come spiegato in un nostro precedente articolo, nella scelta di un percorso formativo incidono sicuramente diversi fattori: va bene partire dall’individuare le professioni che il mercato richiede maggiormente, ma senza prescindere dai propri interessi, dalle proprie inclinazioni, dalle ambizioni personali e dalla passione che farà da filo conduttore a tutta la carriera professionale.
Una volta individuati i propri interessi, è necessario scegliere anche in base alla tipologia di corso, alle caratteristiche dell’ente organizzatore e alla durata del corso stesso.

Differenze tra corsi gratuiti e corsi a pagamento
Quanto alla tipologia di corso, è sufficiente dare una scorsa anche veloce agli elenchi di corsi caricati sul nostro sito alla pagina corsi di formazione, per vedere innanzitutto che i corsi si dividono in due macrocategorie: gratuiti e a pagamento.

I corsi gratuiti sono quelli che non comportano spese di partecipazione, quelli a pagamento invece prevedono un costo di partecipazione, variabile a seconda della tipologia di corso e della durata.

Ovvio che se potessimo scegliere, tutti preferiremmo iscriverci a un corso gratuito ma non sempre è possibile perché per alcune tipologie di corsi non è previsto per legge alcun finanziamento. Qualche esempio? I corsi per parrucchiera ed estetista che sono gratuiti solo per i ragazzi in età di obbligo formativo.

Corsi finanziati e corsi autorizzati: quali differenze?
I corsi gratuiti possono essere finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE), quelli a pagamento possono essere autorizzati dalla Regione. Per ottenere il finanziamento o l’autorizzazione, i corsi vengono sottoposti a valutazione da parte della Regione sulla base di criteri di qualità.

Anche gli enti di formazione devono sottostare a criteri di qualità per ottenere il finanziamento o l’autorizzazione del proprio corso. Solo gli enti che rispondono a questi criteri vengono accreditati e inseriti in un elenco aggiornato trimestralmente dalla Regione (per saperne di più potete leggere qui).

Ulteriori distinzioni e classificazioni
All’interno delle due macrocategorie di cui sopra, potete, poi, trovare ulteriori distinzioni e classificazioni: nella categoria “gratuiti” rientrano gli FSE, gli ITS e gli IFTS; nella categoria “a pagamento” potete trovare i corsi autorizzati e quelli a catalogo FORM.I.CA.

Ma di questi ulteriori dettagli parleremo nelle prossime puntate e quindi continuate a seguirci.

Time to Move 2020

Time to Move 2020!

Anche quest’anno Eurodesk, la rete di informazione sulle opportunità europee per i giovani di cui facciamo parte, lancia in tutta Europa, per il mese di ottobre, la campagna Time to Move!

Un tirocinante per la tua impresa? Chiedi all’Informagiovani!

Dal 1° settembre 2020 è aperto il bando della Regione Marche che finanzia, nell’arco di tre anni, ben 3400 tirocini extracurriculari all’interno del PON GARANZIA GIOVANI per l’attuazione della misura 5 della NUOVA GARANZIA GIOVANI.

Il bando è rivolto ai GIOVANI NEET, di età compresa tra 15 e 29 anni, disoccupati regolarmente iscritti al CPI (Centro per l’Impiego) che non stiano studiando né frequentando un corso di formazione né siano già inseriti in percorsi di tirocinio.

Lo scopo della misura è quello di agevolare le scelte professionali e l’occupabilità dei giovani nel percorso di transizione tra scuola e lavoro mediante una formazione a diretto contatto con il mondo del lavoro e di favorire l’inserimento o reinserimento lavorativo dei destinatari dei giovani.

Il tirocinio, infatti, sia esso curriculare o extracurriculare, è un periodo di orientamento e di formazione, svolto in un contesto lavorativo e volto all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Non si configura come rapporto di lavoro.

Il bando in questione prevede l’attivazione di un percorso di durata da 3 a 6 mesi (innalzabili fino a 12 per i soggetti disabili e svantaggiati), con un’indennità di partecipazione, pari a euro 500,00 mensili, di cui 300 a carico del PON Garanzia Giovani e 200 a carico del soggetto ospitante.

Il soggetto ospitante può essere qualsiasi datore di lavoro privato, iscritto al Registro delle Imprese: ditte/aziende, studi professionali, enti di formazione, ecc..

Il vantaggio per le aziende è quello di avere, a costo quasi zero, un giovane all’interno della propria struttura al quale poter far svolgere delle mansioni che verranno decise assieme al candidato e in base al progetto formativo concordato con il Centro per l’Impiego.

Questo in linea generale il funzionamento del bando ma poi a livello pratico come riuscire a far incontrare i giovani NEET potenziali tirocinanti con le imprese potenziali soggetti ospitanti?

Ecco allora che l’Informagiovani di Ancona mette a disposizione, a titolo gratuito, il proprio servizio chiedendo alle aziende di farci pervenire le loro disponibilità ad accogliere tirocinanti.

Come fare? È semplicissimo!

Le aziende interessate ad accogliere tirocinanti devono semplicemente compilare il form alla pagina dedicata del nostro sito: informagiovaniancona/un-tirocinante-per-la-tua-impresa-chiedi-a-noi.

Non appena ci arriveranno le disponibilità delle aziende le metteremo a disposizione in un’apposita sezione delle offerte di lavoro che escono il giovedì alla pagina dedicata.

cerco lavoro

Cerco lavoro, da dove iniziare?

Se sei alla ricerca di un lavoro, forse ti stai chiedendo da dove iniziare. Se è la prima volta che ti metti alla ricerca, ma anche se hai già esperienza, ti sarà utile una breve rassegna dei canali da utilizzare. Naturalmente poi sta a te scegliere su quali investire più tempo ed energie, in base al tuo profilo, alle tue aspettative, ai tuoi obiettivi.

Cominciamo da quelli più ovvi, ma di cui non sempre si sa bene come funzionano e cosa ci possono offrire.

Il CPI – Centro per l’impiego (ex CIOF – Centro per l’impiego, l’orientamento e la formazione, e ex Ufficio di collocamento, come molti lo chiamano ancora impropriamente) è il primo canale da conoscere. Il CPI è un ufficio  pubblico, di competenza regionale, dedicato principalmente a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, cioè tra chi cerca lavoro e chi cerca personale.

Iscriversi non è obbligatorio, ma può essere utile per ricevere informazioni o proposte su iniziative pubbliche aperte a chi cerca lavoro (corsi di formazione, bandi per borse lavoro, bandi per tirocini o simili). Iscriversi al CPI significa dichiarare la propria disponibilità a lavorare e a cercare attivamente un impiego, secondo le indicazioni che ci vengono date dal CPI stesso, ed è necessario quando si vuole partecipare a iniziative o bandi per disoccupati. Il CPI infatti è l’unico ufficio che può rilasciarti il certificato di stato di disoccupazione: dopo un colloquio che serve a capire qual’è stato il tuo percorso e che cosa vorresti fare, firmerai il cosiddetto PSP – Patto di servizio personalizzato.

I CPI gestiscono alcune offerte di lavoro degli enti pubblici, e numerose offerte di lavoro di aziende private, oltre alle offerte disponibili per chi vuole partecipare a borse lavoro o tirocini (quando ci sono bandi aperti e fondi disponibili).

Tra le funzioni del CPI c’è anche registrare le assunzioni o le trasformazioni dei rapporti di lavoro (quando vieni assunto/a, il datore di lavoro deve comunicarlo al CPI a cui sei iscritto/a), gestire le iscrizioni e le assunzioni delle persone inserite negli elenchi delle categorie protette e delle liste di mobilità. Tra i compiti dei CPI si è aggiunto quello di seguire per la ricerca di un impiego le persone a cui è stato riconosciuto il Reddito di cittadinanza.

Ricorda che ti puoi iscrivere ad un solo CPI: puoi cambiarlo se ti trasferisci, e i tuoi dati verranno trasmessi dal vecchio CPI a quello nuovo. Per iscriversi basta avere un domicilio nella zona di competenza del CPI: nella provincia di Ancona ce ne sono quattro (Ancona, Senigallia, Jesi e Fabriano), ed è possibile vedere quali sono i comuni di competenza di ognuno cliccando sul tondino azzurro con il + accanto al nome di ogni CPI, sulla pagina dedicata agli orari e contatti. Naturalmente tutti i servizi dei CPI sono gratuiti.

 

Le agenzie per il lavoro (ex agenzie interinali) sono soggetti privati, autorizzati dal Ministero del lavoro oppure dalla Regione, che offrono servizi alle aziende, e in particolare la ricerca e selezione del personale. Questo significa che per te che cerchi lavoro l’agenzia è un canale attraverso il quale trovare un impiego: l’agenzia infatti ricerca personale per le aziende, lo seleziona, in alcuni casi lo forma, e poi lo inserisce in azienda.

Di solito funziona così: il tuo datore di lavoro formale è l’agenzia per il lavoro (cioè il tuo contratto di lavoro è con l’agenzia) mentre la sede di lavoro è l’azienda per cui lavora l’agenzia. Il tutto è regolare e tu non devi pagare niente, perché i servizi che l’agenzia offre sono pagati dalle aziende clienti. Se da un lato questo è un aspetto positivo, dall’altro bisogna ricordare che le agenzie per il lavoro non hanno come obiettivo quello di trovare un lavoro per te, ma quello di trovare lavoratori adeguati alle richieste delle aziende. E’ sempre utile ricordarlo, perché se ti aspetti che siano loro a ricercare un lavoro adatto a te, le tue aspettative saranno deluse. Puoi iscriverti a tutte le agenzie che vuoi, e molto spesso lo puoi fare online, sui siti delle agenzie stesse, caricando i tuoi dati e il tuo cv: ecco un elenco di quelle della provincia di Ancona, fatto da noi per te.

 

Naturalmente anche noi dell’Informagiovani, che siamo tra le altre cose un centro di orientamento e supporto per la ricerca del lavoro, abbiamo diversi servizi dedicati a te che stai cercando: puoi fare un colloquio orientativo iniziale, per avere consigli personalizzati per capire come muoverti, come e dove cercare lavoro, in base alle tue caratteristiche e alle tue aspettative; puoi fare o rivedere con noi il tuo cv, per renderlo migliore e più efficace; puoi iscriverti alla nostra banca dati lavoro, per avere la possibilità di venire contattato da un possibile datore di lavoro interessato al tuo profilo; e infine puoi cercare tra le offerte di lavoro che pubblichiamo tutte le settimane quella che fa per te. Tutti i nostri servizi sono gratuiti!

 

Ci sono poi i portali online che pubblicano offerte di lavoro e ti danno la possibilità di inserire i tuoi dati. Secondo la nostra esperienza hanno una efficacia relativa, e spesso sono solo aggregatori di inserzioni da altri siti, per cui anche cercando una professione specifica in una zona specifica spesso finisci per perdere tempo leggendo annunci (a volte anche finti) di impieghi vari in altre regioni. Alcuni poi hanno più che altro l’obiettivo di raccogliere dati (i tuoi) e inviarti anche più email al giorno, non sempre interessanti. Il nostro consiglio è comunque quello di leggere attentamente gli annunci e poi fare delle verifiche incrociate sul sito del presunto datore di lavoro.

 

Un canale online relativamente nuovo (ormai nemmeno troppo in realtà) per la ricerca di lavoro è LinkedIn, ma a patto di usarlo bene. Abbiamo dedicato a questo strumento delle videopillole, se hai intenzione di usarlo o ti sei iscritto da poco, ti consiglio di vederle.

 

Il modo che consigliamo più spesso e che si rivela efficace è la ricerca per autocandidature: significa cercare aziende e imprese che potrebbero interessarci in base al settore, o in base a dove hanno sede, e inviare una candidatura di lavoro (cv più lettera/mail di presentazione e motivazione) mirata, cioè pensata proprio per quel destinatario. Ci vuole più tempo che inviare lo stesso cv a raffica a un numero alto di email e aziende, ma funziona meglio.

 

Un altro consiglio che diamo spesso è quello di utilizzare in modo intelligente il passaparola: in un mercato del lavoro che è ancora molto locale, poco dinamico e basato sulle conoscenze (cioè sul fatto che molti datori di lavoro preferiscono contattare prima persone già conosciute da un dipendente, un amico, un parente, per una sorta di garanzia di affidabilità) è importante spargere la voce che sei alla ricerca di un lavoro tra le tue conoscenze. Le persone che ti conoscono e che sanno in che cosa sei bravo/a sono i tuoi migliori sponsor! Parliamo quindi della raccomandazione in senso positivo, efficace e utile, quella che avviene quando due soggetti vengono messi a contatto grazie ad una conoscenza comune che capisce che uno sta cercando proprio l’altro, per le sue caratteristiche professionali e personali.

Bene, ora sai da dove cominciare! Per consigli personalizzati sulla tua situazione e per il tuo progetto personale, vieni a trovarci, ti aspettiamo!

 

Festival, nonostante tutto

Oggi inizia, nonostante tutto, la Biennale cinema di Venezia, con numeri  di spettatori e proiezioni meno affollate del solito.

In questa occasione abbiamo pensato di fare una piccola riflessione sull’organizzazione di eventi, grandi e piccoli, ai tempi del Covid19, per vedere come si sta trasformando questo mondo, negli anni sempre più ricco di proposte e sempre più importante dal punto di vista dell’intrattenimento, della circolazione delle idee, della trasmissione di contenuti e saperi e, non meno importante, dal punto di vista dell’indotto economico.

Questa riflessione riguarda da vicino anche noi (naturalmente più in piccolo) visto che ci troviamo in questi giorni a progettare attività ed eventi per i prossimi mesi.

Cosa è successo e cosa sta succedendo ai grandi festival, quelli che richiedono mesi di lavoro per la preparazione? (eh sì, la buona riuscita di un evento richiede molto lavoro di programmazione!). Alcuni sono stati rimandati di alcuni mesi, nella speranza che l’emergenza sanitaria si attenui e sia possibile tornare a pensare un festival come prima della pandemia di Covid19 (ipotesi ancora piuttosto lontana), mentre altri sono stati ripensati per poter essere svolti ugualmente e per poter lo stesso raggiungere e far partecipare gli interessati.

Con numeri in presenza più bassi, ma spesso con ottimi risultati visto che per molte serate tutti i biglietti sono stati venduti. Cominciamo dai festival nostrani, ma che hanno ormai una rilevanza e un pubblico internazionale.

Il Macerata Opera Festival, che quest’anno ha scelto come colore tema il bianco coraggio, si è comunque svolto tra luglio e agosto. Come tutti ha dovuto ridurre il numero degli spettatori in presenza, ma ha pensato a piccoli eventi e concerti diffusi, cioè sparsi in varie piazze e luoghi della città, in giornate diverse, per allargare la possibilità di partecipazione.
Se qualcuno pensasse che questo anno difficile abbia scoraggiato l’organizzazione, ecco la prova che siamo a tutt’altro punto: sono già state definite le date e le opere per il prossimo anno, il 2021, che segna i 100 anni di attività dello Sferisterio. In preparazione ci sono eventi disseminati su più mesi, che includeranno il festival del prossimo luglio e agosto. Si possono già acquistare i biglietti!

Anche il ROF – Rossini Opera Festival ha trovato una soluzione più possibile adatta alle esigenze sanitarie e ha registrato comunque un buon successo di pubblico, anche straniero. Con dirette streaming gratuite sul sito web e sui canali social del Festival, videoproiezioni in piazza, e grazie alla collaborazione con la rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura, il festival ha avuto finora un buon successo e decine di migliaia di spettatori. Finora, perché il ROF ha previsto anche una sezione autunnale di concerti, a novembre. E anche qui si lavora già all’edizione del 2021.

Per parlare di festival dei prossimi giorni, vi segnaliamo la quinta edizione del Festival del disegno, che prevede tra settembre e ottobre eventi in tutta Italia, i più vicini a noi  a Fabriano e CameranoUn festival dedicato all’arte del disegno come espressione, con attività per adulti e bambini, ma anche qui con la possibilità di seguire online alcuni incontri e laboratori.

Guardiamo un po’ più lontano, ma nemmeno tanto, visto che la maggior parte dei festival sono raggiungibili in poche ore e addirittura ad alcuni è possibile partecipare in giornata. Ecco alcuni festival che ci sentiamo di consigliare.

Cominciamo con il Festival di Internazionale, che di solito è il primo fine settimana di ottobre, a Ferrara. Al festival partecipano esperti e personaggi importanti del giornalismo internazionale, ma anche scrittori e artisti, per confrontarsi sui principali temi di attualità. Quest’anno il festival comincerà come sempre a ottobre, ma durerà fino a maggio, con eventi organizzati un fine settimana al mese: come sempre incontri, presentazioni, proiezioni, mostre e workshop (a breve sarà pubblicato il programma). Sempre molto frequentato da giovani, è anche un ottimo modo di passare un bel fine settimana: Ferrara, come le altre città che ospitano questi festival, vale una visita.

Il festival del Fundraising si è subito organizzato per offrire quattro webinar gratuiti tra il 15 e il 18 settembre, per diffondere e promuovere la cultura del fundraising, perché tutte le organizzazioni nonprofit siano consapevoli dell’importanza del fundraising come modo per rendere libera e indipendente la propria organizzazione. Ci sono anche workshop e masterclass, per chi vuole imparare subito qualcosa da applicare.

Il Festival della Mente “il primo festival europeo dedicato alla creatività e alla nascita delle idee”, a Sarzana (in Liguria) che si terrà il prossimo fine settimana, ha scelto un format ridotto e ibrido, con una ventina di incontri in presenza di pubblico, contemporaneamente trasmessi in live streaming e una serie di interventi di ospiti internazionali, realizzati appositamente per il festival e visibili solo online. Insomma si può partecipare anche senza arrivare fin là.

Settembre è anche il mese del Festival della Letteratura a Mantova, che per il 2020 ha deciso di ripensare il festival in quattro spazi di incontro e partecipazione. Eventi dal vivo e in streaming all’interno della città, l’apertura di una radio del Festival, la pubblicazione di un almanacco, la creazione di contenuti speciali per il web.

Pordenonelegge, dal 16 al 20 settembre, è un altro festival dedicato a letteratura, poesia, teatro, anteprime e novità editoriali, che ha scelto la formula del festival diffuso, portando gli autori in piccole location in giro per la provincia. Il festival ha anche una sua tv, Pnleggetv, da cui sarà possibile seguire oltre 70 incontri, in diretta o in differita.

Anche il Festival delle Filosofia, che si svolge il 18, 19 e 20 settembre tra Modena, Carpi e Sassuolo, quest’anno ha dovuto organizzarsi per gli eventi in presenza, con un sistema di prenotazioni per rispettare i numeri massimi. Il programma è comunque molto ricco, e prevede anche attività dedicate ai più giovani. Il tema quest’anno è “macchine”.
Segnaliamo che sul sito c’è un archivio di video e podcast degli incontri , delle interviste e delle lezioni magistrali dei più importanti relatori del festival: come dire, è possibile non solo partecipare a distanza di spazio, ma anche di tempo.

Ultimo festival che vogliamo consigliarvi, ma che sta in cima al nostro gradimento per l’alta qualità dei relatori e dei contenuti, è il Festival dell’Economia di Trento, che di solito si svolge a inizio giugno. No, non pensate a incontri tra tecnici su argomenti incomprensibili, il festival affronta temi di attualità molto vicini ad ognuno di noi, con un linguaggio accessibile a tutti. L’economia è un filo che attraversa praticamente ogni altro argomento di cui si può parlare, ed è sempre più importante che ne capiamo le dinamiche e le implicazioni sia a livello globale che nella nostra vita quotidiana. Quest’anno il tema è il rapporto tra ambiente e crescita, e non c’è bisogno di dire quanto sia fondamentale ragionare su questo legame. Il Festival dell’Economia lo fa coinvolgendo esperti da tutto il mondo.
Il festival è cominciato a fine maggio con una serie di eventi online, tutti registrati e visibili, come anche quelli degli anni scorsi, e si concluderà con degli incontri a Trento dal 24 al 27 settembre. Se i nomi di Tito Boeri, Paul Krugman, Michael Spence, Amartya Sen, Thomas Piketty e Joseph Stiglitz, solo per citarne alcuni, vi dicono qualcosa, bene, è il momento di vederli in faccia e di ascoltarli con le vostre orecchie 😉

Abbiamo dimenticato qualche festival notevole? Segnalatecelo!

Il 2020 per i festival è sicuramente un anno difficile, ma come spesso succede la difficoltà è anche un momento per ripensare, innovare, sperimentare. Un dato è sicuramente emerso con chiarezza, e cioè che è sempre più importante creare contenuti fruibili online, a distanza, in differita, che possano raggiungere persone in altri luoghi e anche in tempi diversi.
Mettendo in moto la creatività e attivando collaborazioni e contaminazioni, è possibile trovare formule e soluzioni per realizzare eventi grandi e piccoli, senza mettere in pericolo i partecipanti e mantenendo i contatti con le comunità legate da interessi comuni.

E chissà, anche inventarsi qualcosa di nuovo e interessante per confrontarsi: è quello che cercheremo di fare anche noi, nelle prossime settimane.
Rimanete aggiornati sulle novità con le nostre newsletter!

Servizio civile Garanzia Giovani 2020

Una buona notizia per il prossimo autunno è la possibilità per i giovani disoccupati di partecipare al nuovo bando per il Servizio civile regionale.
Questo tipo di opportunità non sono certo nuove, dato che il Servizio civile esiste già da molti anni, ma costituisce una buona occasione per chi non ha ancora un profilo professionale definito, non ha idee chiare per il proprio futuro oppure desidera impegnarsi in modo strutturato e tutelato in una attività di servizio alla comunità in cui vive.

Se non ricordate o non avete chiaro che cos’è il Servizio civile, ecco un riassunto fatto da noi poco tempo fa.

Questo nuovo bando fa parte delle proposte che fanno capo all’iniziativa europea Garanzia Giovani (ne sono già usciti altri in passato di questo tipo, dato che l’Italia e la Regione Marche hanno deciso di impiegare così parte dei fondi). Che cosa significa? Significa che è un bando aperto, come sempre per il Servizio civile, ai giovani tra i 18 e i 28 anni, ma in particolare ai cosiddetti neet, cioè chi non sta lavorando né studiando. Non possono partecipare, quindi, tutti i giovani che stanno facendo un percorso universitario, un corso di formazione professionale, o chi è impegnato in un tirocinio formativo (curricolare o extracurricolare).

Che cosa vuol dire diventare un volontario del Servizio civile? Il servizio civile vi permette di svolgere attività varie presso associazioni, enti o organizzazioni, secondo un progetto specifico, per 12 mesi.
Il progetto naturalmente lo scegliete voi, a seconda dei vostri interessi, delle vostre esperienze, attitudini, percorsi di studio e personali. La scelta del progetto e del soggetto ospitante è importantissima, visto che sarà la base su cui si costruisce la vostra esperienza dell’anno di servizio civile. E poi perché potete scegliere di fare domanda per un solo progetto, anche se poi potete finire in una lista di aspiranti volontari che possono essere contattati in caso di posti rimasti vacanti, anche per altri progetti.

Qualche altra informazione pratica: sono previste 25 ore di impegno settimanale (distribuite su quattro, cinque o sei giorni), una somma mensile di 439,50 euro lordi (che comincerà ad esservi versata dal terzo mese di partecipazione)  e giorni di ferie.

Questo bando di servizio civile è un bando regionale, e quindi le organizzazioni ospitanti sono sparse nella regione. In tutto saranno impiegati 229 operatori volontari, nei settori dell’assistenza, del patrimonio storico artistico e culturale, nell’educazione e promozione alla sostenibilità e dell’agricoltura sociale.

Nella città di Ancona in particolare si può fare domanda per i progetti dell’Iscos Marche – Istituto Sindacale di Cooperazione allo Sviluppo, della Cgil, dell’Irifor – Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione, e della Casa delle Culture. Ma ci sono progetti anche a Osimo, Loreto e Castelfidardo, tra i comuni più vicini.

Due indicazioni importanti per la domanda, che va fatta online: se non ce l’avete già, è il momento di procurarvi il vostro codice di accesso a Cohesion, il portale regionale per le domande online ai bandi regionali.
E l’altra naturalmente è la scadenza per presentare la vostra candidatura, che è il 21 settembre.

Sulla pagina dedicata al bando, oltre al bando stesso e i contatti per la richiesta di chiarimenti, ci sono già le FAQ, cioè le risposte alle domande più frequenti: il consiglio è quello di dargli un’occhiata, in genere ci sono dettagli interessanti.

Se volete consultare i vari progetti, elencati nell’allegato 1 del bando, a breve li troverete disponibili all’Informagiovani Ancona: così potrete confrontarli e se ne avete bisogno, avere qualche chiarimento anche da noi.

Corsi di laurea: numero chiuso o programmato

Qual è la differenza tra corso di laurea a numero chiuso ed accesso programmato nazionale?

Quando scegliete un percorso di laurea universitario vi capita di leggere queste due diciture e magari avere qualche dubbio.

Alcuni studenti del quarto o quinto anno degli istituti superiori contattano gli operatori del servizio Informagiovani per capire meglio di che cosa si tratta e come procedere per iscriversi al corso di laurea di interesse.

Il sistema universitario italiano prevede due cicli di formazione superiore: la laurea triennale (1° ciclo) e la Laurea magistrale (2° ciclo). Esistono, inoltre, le lauree magistrali a ciclo unico di durata di 5 o 6 anni.

Il termine “corso di laurea a numero chiuso” viene utilizzato di solito per indicare quei corsi di laurea per i quali c’è un numero definito di posti disponibili, che però viene stabilito dalla singola università. Nell’autonomia dell’Ateneo rientra la scelta di rendere un corso di laurea a numero chiuso o meno. Questi test d’ingresso sono organizzati dai singoli atenei. Non precludono l’iscrizione al corso di laurea ma permettono di individuare lacune da colmare entro il primo anno di università. In questi anni, seppur dibattuti e con obbiettivi differenti, sono aumentati i corsi di laurea a numero chiuso, con prova selettiva all’ingresso.

Quando si parla di corsi ad “accesso programmato nazionale”, si fa riferimento a corsi di laurea per i quali il numero dei posti disponibili viene stabilito a livello nazionale con un decreto del Ministero dell’Istruzione, che stabilisce la data del test, il numero di domande e la modalità.

I corsi di laurea ad accesso programmato sono: Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi Dentaria in lingua italiana, Medicina e chirurgia in lingua inglese, Medicina e veterinaria, Architettura, Professioni Sanitarie.

Nel sito del Ministero è disponibile l’elenco delle date delle prove nazionali di ammissione 2020/2021 e potete consultarlo al seguente link.

Inoltre sono disponibili tutte le prove degli anni precedenti in modo tale da poter consultare le modalità ed i contenuti delle prove.

Nei siti dei singoli atenei viene pubblicato ogni anno il bando per l’accesso a questo tipologia di corsi di laurea. A seguire la pagina dove è possibile consultare tutti i bandi per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato previsti dall’Università Politecnica delle Marche per l’anno 2020/2021.

Per maggiori informazioni o aggiornamenti in itinere sulle modalità di accesso ai corsi di laurea promossi dai vari atenei (privati e pubblici), potete contattarci per una ricerca ad hoc approfondita.

Università: sì o no? Orientamento

Gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori  sono concentrati fino a giugno per la preparazione dell’esame di maturità e non solo. Infatti con i professori programmano e partecipano agli open day di orientamento promossi dalle singole università.

Alcuni hanno le idee chiare da tempo, altri sono indecisi tra due o più percorsi universitari, altri non sanno se continuare a studiare o meno.

Scegliere che cosa si vuole fare da grandi, orientarsi dopo il diploma e prendere decisioni consapevoli sul proprio futuro non è di certo un passo facile, una scelta da prendere a cuor leggero.

Alcuni percorsi di studio che gli studenti possono scegliere hanno già una forte vocazione professionale e presuppongono quindi una chiara idea sul tipo di lavoro che si vuole svolgere in futuro.

Ancor prima di reperire informazioni dall’esterno consigliamo agli studenti di riflettere sulle proprie  attitudini e interessi personali. Per individuare il settore verso cui indirizzare la propria formazione è fondamentale esaminare le proprie capacità, capire che cosa si adatta di più alle caratteristiche personali. Inoltre è importante tenere valutare quanta voglia di studiare si ha, perchè intraprendere un percorso universitario significa investire almeno altri tre anni in studio.

Tra i fattori da chiarire mettiamo la visione del lavoro, l’importanza assegnata alla realizzazione professionale, al tempo libero, al guadagno economico.

Per svolgere questa autoanalisi potete svolgere uno dei tanti test attitudinali e di autovalutazione on line a disposizione ma questi non potranno che essere lo spunto, il punto di partenza per sviluppare una riflessione sui valori fondamentali della vostra vita futura.

Dopo aver attuato questo primo step interiore e personale, se intendete proseguire gli studi, dovete scegliere il corso di laurea più adatto districandovi tra le tante offerte didattiche.

A questo punto è essenziale reperire quante più informazioni provenienti da fonte certa, ad esempio partendo dal sito Universitaly del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca dedicato ad accompagnare gli studenti nel percorso di studi.

Non vi affidate alle chiacchiere o al sentito dire, ma reperite informazioni sulle materie, sull’organizzazione del corso di laurea, sul piano di studi, sugli sbocchi professionali. Un grande supporto arriva dai siti delle singole università dove è presente l’ufficio orientamento dedicato alle future matricole.

A tal proposito ogni anno sono tante le attività di orientamento rivolte ai futuri diplomati, in cui potrete incontrare anche noi operatori del Servizio Informagiovani.

Le opportunità non mancano, a voi la volontà di coglierle!

Giovani cacciatori di bufale

Sempre più spesso sentiamo parlare di bufale e di fake news, termini usati indistintamente per indicare una notizia non vera.

Secondo il Vocabolario della Crusca il termine “bufala” deriva dall’espressione “menare per il naso come una bufala”, ovvero portare a spasso l’interlocutore trascinandolo come si fa con i buoi e i bufali per l’anello attaccato al naso.

Fake news, in inglese, significa notizia falsa, non una semplice burla ma proprio contenuti fuorvianti, infondati; vengono studiate allo scopo di agire sull’opinione pubblica.

Le fake news sono sempre esistite ma con l’avvento di internet e dei social network è decisamente più facile farle circolare.

Diverse possono essere le motivazioni che spingono a diffondere notizie false.

Man mano che le persone cliccano, ogni clic genera traffico nel sito che ospita la notizia falsa e il traffico di un sito può essere monetizzato. Molti clic  equivalgono a molte visualizzazioni e quindi un bene per gli sponsor che decidono di investire in pubblicità in quel sito.

Altre motivazioni potrebbero essere più pericolose e subdole: diffondere notizie parziali e senza fondamento può pilotare l’opinione pubblica su questioni delicate, di carattere sociale o politico.

Altre volte ancora invece il sistema delle fake news ha lo scopo di realizzare veri e propri attacchi personali.

Quanti di noi sono caduti nelle trappole delle bufale on line? Io credo tanti.

E se è vero che, come diceva Cicerone, esperentia (storia) magistra vitae, dagli errori precedenti impariamo, e quindi abbiamo certo imparato che esistono dei siti che aiutano a fare chiarezza sulle fake news.

Chi non ha mai sentito parlare di Bufale.net? Un portale che mette in evidenza le principali notizie false che girano in internet, nei social network e nelle app di messaggistica istantanea come Whatsapp. Ma ce ne sono anche altri. Per i più curiosi, consiglio di leggere questo articolo di Wired.

Dal momento che le fake news vengono veicolate ormai prevalentemente via internet e via social e visto che i più digitali sono i giovani, perché non insegnare loro come difendersi da tali “minacce”?

Va in questo senso il progetto YouthMythBustyers, finanziato dall’UE , di rafforzamento delle capacità dei giovani leader, che mira a promuovere l’impegno dei giovani e delle persone a rischio di esclusione sociale (NEET) per migliorare il loro pensiero critico e l’alfabetizzazione mediatica.

Il progetto parte dal presupposto reale che la stragrande maggioranza dei giovani di età compresa tra 16 e 29 anni usi giornalmente internet e i social ma pochissimi abbiano le competenze adeguate e ancora di meno dimostrino un pensiero critico durante la ricerca di informazioni on line.

A questo scopo organizza un corso di formazione on line gratuito su Fake News e Hate Speech rivolto ai giovani tra i 15 e i 25 anni sui temi di: alfabetizzazione digitale e la sua importanza, partecipazione attiva digitale e inclusione sociale, pensiero critico: Fake News e Hate Speech.

Il corso, che partirà a settembre 2020, sarà articolato in 7 moduli formativi alla fine dei quali, sotto la guida di formatori, potrete partecipare a delle esercitazioni pratiche per mettere alla prova le vostre capacità di “Cacciatore di Bufale”.

Il lavoro più creativo verrà premiato con un’esperienza presso una rivista online di fact checking.

Per partecipare è necessario compilare la domanda di iscrizione attraverso il form online dedicato entro venerdì 31 luglio 2020.

Ci sto? Affare fatica!

“Ci sto? Affare fatica! Facciamo il bene comune” è un’iniziativa, finanziata dalla Regione Marche e coordinata dal CSV Marche – Centro Servizi per il Volontariato – che segue come edizione regionale il progetto nazionale avviato nel 2016 dalla cooperativa sociale Adelante onlus su diverse zone del Veneto e finanziato da Fondazione Cariverona.

Per la prima volta quest’anno il progetto viene esteso a ben 14 comuni marchigiani, oltre ai soli 3 coinvolti lo scorso anno (Senigallia, Corinaldo e Ostra Vetere): Ancona, Osimo, Jesi, Pesaro, Fano, Pergola, Fossombrone, Porto San Giorgio, Fermo, Ascoli, San Benedetto, Recanati, Macerata, Camerino.

Lo scopo di questo progetto è di riempire di significato l’estate dei giovani cittadini di età compresa tra 16 e 21 anni coinvolgendoli in attività di volontariato nel periodo estivo.

Spesso in estate si registra un generale allentamento dei rapporti e un progressivo attenuarsi degli impegni sociali dei ragazzi, complice anche la chiusura delle scuole, delle associazioni sportive e delle realtà culturali giovanili.

Ci sto affare fatica” punta proprio a creare possibilità d’incontro e d’interazione in un periodo dove il confronto è difficile da trovare.

E’ un percorso che vuole dare vita ad occasioni di socialità di gruppo, puntando sul valore di squadra tra i giovani che vogliono sentirsi parte viva ed integrante della propria comunità.

Il percorso racchiude in sé più temi: lo scambio intergenerazionale; il valore della fatica profusa e il suo riconoscimento; un investimento educativo sul tempo estivo; la dimensione del gruppo, con attività importanti, che mettono al centro le relazioni tra pari, affiancati da adulti; la cura e la tutela dei beni comuni, educando le giovani generazioni a un processo virtuoso di custodia del proprio territorio, fornendo loro l’occasione di sentirsene responsabili.

Un’azione collettiva di cittadinanza attiva per il proprio territorio ancora più importante dal momento che arriva dopo mesi di scuola a distanza e di lockdown, durante i quali i ragazzi avevano perso la socialità.

Investire sul senso di comunità significa investire in un futuro di relazioni tra cittadini e nella solidità del tessuto sociale.

Obiettivo questo fondamentale per dare la possibilità ai giovani di crescere in città e in quartieri dove il vicino non è un conoscente qualunque ma un concittadino con il quale si condivide un senso di identità comune

I giovani partecipanti saranno impegnati una o più settimane, a loro libera scelta, a partire dal 27 luglio e fino al 4 settembre 2020 in svariate attività settimanali di cura del bene comune.

Saranno guidati da un giovane tutor e da un handyman, un volontario adulto capace di trasmettere piccole competenze tecniche/artigianali ai ragazzi che quindi sperimenteranno capacità personali e acquisiranno nuove competenze.

A ciascun partecipante sono consegnati dei “buoni fatica” settimanali del valore di € 50,00 da spendere in abbigliamento, spese alimentari, libri, cartoleria, tempo libero, materiale informatico negli esercizi commerciali convenzionati col progetto.

Anche ai tutor verrà riconosciuto un “buono fatica”, del valore di € 100,00.

Le attività delle squadre si svolgeranno prevalentemente all’aria aperta e nel rispetto delle misure per la sicurezza sanitaria.

Questa esperienza sarà via via raccontata attraverso la pagina fb facebook.com/cistoaffarefatica e il profilo Instagram.

Iscrizioni sul sito www.cistoaffarefatica.it.

Master: le differenti tipologie

Una volta conseguita la laurea gli studenti sono di nuovo di fronte ad una scelta per individuare la strada giusta per il proprio futuro.

Alcuni decidono di entrare nel mondo del lavoro, altri scelgono di continuare gli studi all’estero o in Italia. Una buona parte di laureati continuano gli studi iscrivendosi ad un corso di laurea magistrale, altri valutano l’iscrizione ad un master o ad un corso di perfezionamento. In tal caso la scelta è dettata dalla volontà di acquisire competenze più specifiche e settoriali di quante non siano già state fornite nel corso di laurea, dando la priorità alle attitudini maturate nel corso degli anni e che potrebbero essere decisive nella futura carriera professionale.

Infatti un master è un percorso di perfezionamento che arricchisce la formazione universitaria e non solo e rappresenta un ideale accesso al mondo del lavoro.

Per scegliere un master è fondamentale analizzare le proprie attitudini, conoscenze, competenze, capire i punti di forza e di debolezza in cui voler investire, confrontarsi con le figure professionali incontrate durante il percorso di studi, tenere conto dell’evoluzione del mercato del lavoro e raccogliere quante più informazioni possibili sull’ente promotore, sul piano di studio, sui docenti del master e sui potenziali contatti con le realtà lavorative per lo stage.

Esistono diverse forme e tipi di master: universitari e non, master executive, master post experience, post-laurea delle Business School; master full time, part time, formula week end o master a distanza.

master universitari sono soggetti a disposizioni di legge e sono parte integrante del sistema universitario. Sono suddivisi in due precise tipologie: i master di primo e di secondo livello. Ai primi si accede dopo un corso di laurea triennale ed hanno un approccio multidisciplinare. Mentre per accedere ai master di secondo livello bisogna possedere una laurea specialistica e sono indirizzati a fornire una massima specializzazione.

Entrambi i tipi di master prevedono un periodo di stage obbligatorio. Hanno una durata di almeno un anno e attribuisco almeno 60 crediti formativi universitari. Il titolo conseguito è un titolo post laurea di perfezionamento come riportato anche nel link del Ministero Università e Ricerca. Chi avesse una laurea quadriennali, conseguite prima della riforma, può accedere ad entrambe le tipologie di master universitari.

master non universitari sono organizzati da enti formativi privati, che ne definiscono autonomamente le caratteristiche presupponendo il possesso di una solida preparazione di base. Sono rivolti a laureati o laureandi sia della triennale sia della specialistica.

I master post-experience ed i master executive sono dedicati in modo particolare a chi già lavora ed ha la necessità di affinare e rendere più fruibili competenze già acquisite.

Al fine di sostenere la formazione post laurea la Regione Marche eroga voucher per l’iscrizione a master universitari e corsi di perfezionamento post laurea destinati a giovani disoccupati, inoccupati residenti da almeno 6 mesi in Regione, in possesso di una laurea con età inferiore a 36 anni.

Il contributo concorre alla copertura delle spese sostenute per l’iscrizione al Master come dettagliato nel bando che linkiamo. La domanda va presentata on line, non vengono formulate graduatorie ma sono ammesse a finanziamento le domande che ottengono un punteggio di almeno 60/100, valutate in ordine di arrivo. Tale voucher può essere richiesto fino ad esaurimento fondi e comunque non oltre il 31 dicembre 2020.

Gli studenti interessati a valutare i master dei quattro atenei presenti in Regione possono reperire informazioni e aggiornamenti qui: Università Politecnica delle Marche,  Università di Macerata, Università di Camerino, Università di Urbino

Oggi un master è quasi un must visto che il mercato del lavoro è sempre più competitivo, non sono sufficienti professionalità acquisite solo attraverso l’apprendimento delle conoscenze specifiche, è fondamentale il periodo di stage che può concretizzarsi in una possibilità in più per entrare nell’organico dell’azienda ospitante.

 

Diplomati agli Open day universitari

Conclusi gli esami di maturità i neodiplomati avranno un’estate più o meno di relax, in base alle decisioni prese per il proprio futuro professionale.

Alcuni studenti continuano gli studi iscrivendosi ad un percorso di laurea, molti decidono prima di concludere le scuole superiori, altri attendono per effettuare o perfezionare la scelta.

Chi ha deciso di iscriversi ad un corso di laurea a numero chiuso, dopo una breve pausa, deve necessariamente riprendere gli studi per prepararsi ad affrontare il test di ingresso, le cui date sono stabilite a livello nazionale e disponibili nel sito del Miur.

Alcuni gruppi di studenti diplomandi o diplomati, guidati da tutor delle associazioni studentesche universitarie, hanno approfittato della sala conferenze dell’Informagiovani per prepararsi insieme ad affrontare i test d’ingresso. Chiunque voglia può utilizzare la sala gratuitamente, chiediamo di comunicare il giorno e il numero di persone presenti per organizzare al meglio gli spazi e non sovrapporre le iniziative.

Chi ha scelto di iscriversi ad un percorso di laurea non a numero chiuso, spesso pensa prima alla vacanza estiva, rimandando a dopo ferragosto le incombenze per l’immatricolazione. Suggeriamo comunque di tenere sotto controllo i siti delle università visto che nei mesi estivi escono i bandi per le borse studio, le comunicazioni relative alla possibilità di sostenere, per chi non lo avesse già fatto, il test di conoscenze, obbligatorio per tutti i corsi di laurea ma non vincolante ai fini dell’iscrizione.

Veniamo infine a chi si trova in alto mare con la scelta universitaria, nulla è perduto! Basta informarsi ed approfittare degli open day promossi dalle singole università organizzati anche nei mesi estivi. Sono occasioni da sfruttare per scegliere e reperire quante più informazioni possibili sul percorso di studi futuro.

Ad esempio l’Università Politecnica delle Marche organizza appuntamenti in cui viene presentata l’offerta formativa dell’Ateneo e le modalità di partecipazione al test di verifica delle conoscenze. La partecipazione agli open day (quest’anno on line) è gratuita, ma è richiesta la registrazione partendo dal sito dedicato all’orientamento.

L’Università di Camerino propone gli open day denominati “Studente universitario per un giorno”.

A Macerata l’Università programma vari eventi per far conoscere l’offerta formativa, incontrando docenti e tutor dei vari corsi di laurea. Le proposte sono consultabili on line alla pagina orientamento.

Infine l’Università di Urbino propone eventi e open day on line per la presentazione dell’offerta formativa e le novità.

Per conoscere gli open days delle università, fuori dalla regione Marche, potete contattarci via mail o venire a trovarci all’Infomagiovani dove, con piacere, i nostri operatori saranno in grado di orientarvi per la futura scelta.

Working Holiday in Nuova Zelanda

Le destinazioni più famose per un Working Holiday sono sicuramente Australia e Canada, ma molti giovani stanno riscoprendo la Nuova Zelanda, soprattutto dopo che le sue montagne, valli e isole hanno fatto da sfondo alla saga del Signore degli Anelli (il regista è originario della Nuova Zelanda, e qui ci sono i particolari di dove sono state girate le varie scene).

Anche in Nuova Zelanda il visto per vacanza lavoro si chiama Working Holiday Visa, ed è dedicato ai giovani di vari paesi che vogliono conoscere il paese e lavorare per mantenersi nel frattempo. Essendo la Nuova Zelanda un paese che tiene molto all’equilibrio tra vita privata e lavoro, e in generale alla qualità della vita, è specificato che il visto è pensato soprattutto per chi ha intenzione di fare una vacanza, mentre il lavoro dovrebbe essere una attività secondaria: un ottimo inizio!

Il governo della Nuova Zelanda dedica una pagina ai cittadini di ogni paese, dato che lo stesso visto Working Holiday può avere caratteristiche leggermente diverse a seconda della cittadinanza. Nella pagina dedicata ai giovani di cittadinanza italiana ci sono le prime cose da sapere per chi vuole andare a fare questa esperienza:

  • l’età per richiedere questo visto è tra i 18 e i 30 anni
  • il visto dura 12 mesi
  • con questo visto si può anche studiare o fare un tirocinio, per un massimo di 6 mesi
  • con questo visto si può lavorare, a patto che non si lavori con lo stesso datore di lavoro per più di 3 mesi

La domanda per il Working Holiday Visa si fa online, e il numero di visti che la Nuova Zelanda concede agli italiani è illimitato, a differenza di quanto accade in Canada e Australia.

Ecco cosa serve per fare domanda di visto:

  • avere un passaporto valido (assicurati che abbia una validità di almeno 15 mesi al momento dell’ingresso nel paese)
  •  essere in buona salute
  • avere un “buon carattere” (c’è un test online da fare, per assicurarsi che non siamo attaccabrighe o teste calde ;-D)
  • dimostrare di avere sul conto almeno 4200 dollari neozelandesi, più una somma per comperare il biglietto aereo di ritorno
  • avere una assicurazione medica privata per tutto il periodo della permanenza in Nuova Zelanda
  • non aver ottenuto già un Working Holiday Visa per la Nuova Zelanda

Una volta fatta domanda, i tempi per ottenere una risposta sono di 30 giorni circa.

Il costo per la domanda è di 280 dollari, da pagare online con carta di credito e che non vengono rimborsati nel caso la domanda venga respinta. Una curiosità è che in questa quota è inclusa una piccola tassa per la conservazione dei beni culturali neozelandesi.

Sul sito ufficiale dell’immigrazione c’è anche una pratica guida per facilitare le persone che stanno per trasferirsi in Nuova Zelanda, con indicazioni su come organizzarsi per tutti gli aspetti indispensabili di cui occuparsi, prima dell’arrivo e subito dopo. Lo strumento online crea una check list di cose da fare per prepararti a partire, a seconda della tua situazione specifica e dei tuoi progetti, così da aiutarti a non dimenticare niente. Poi ci sono consigli per tutte le piccole cose indispensabili quando si va in un paese diverso: trovare un dottore, prendere la patente, trovare lavoro, conoscere i tuoi diritti, e tanto altro. C’è anche una sezione dedicata alla cultura locale e alle abitudini di comunicazione e socializzazione, per non farti sentire un pesce fuor d’acqua!

Estate: tempo di vacanze

Cosa vi viene in mente quando parlate di estate? Molto probabilmente le vacanze!

Mai come quest’anno, però, il tema vacanze è appeso a un filo, a causa delle misure restrittive attuate dal Governo per il contenimento della pandemia dovuta al Covid-19 che hanno profondamente colpito il settore del turismo, sia nazionale che internazionale.

Vero è che in queste ultime settimane, man mano che vengono allentate le misure restrittive, assistiamo a una seppur lieve ripresa del desiderio di riprendere a viaggiare. La ripresa, però, dipenderà non solo dalle regole, ma anche da cosa vorremo fare noi.

La stragrande maggioranza delle persone ha deciso, infatti, di optare per la riscoperta del proprio Paese, dicendo addio ai viaggi all’estero.

Anche se sono stati riaperti certi confini, tuttavia, molti viaggiatori sono scoraggiati dall’ipotesi di eventuali quarantene o dalla possibilità che tra il momento della prenotazione e quello del viaggio cambino le cose.

Per questo quest’anno si opterà per un “turismo di prossimità”, ossia vacanze non troppo lontano da casa, e per un turismo “più povero* e “forse anche più breve”, come ha previsto il Touring Club.Perché le persone viaggino, infatti, non basta che qualcuno dia loro il permesso di farlo ma serve anche avere soldi da parte e non aver usato tutte le ferie tra marzo e aprile come invece hanno dovuto fare molti dipendenti sia privati che pubblici.

Al fine di aiutare il settore turistico in Italia, il nostro Governo ha allora predisposto il BONUS VACANZE 2020, una delle misure previste dal Decreto Rilancio a sostegno della famiglia e dei cittadini per la fase 2 dell’emergenza.

Cerchiamo di capire meglio come funziona.

COS’È

Il bonus vacanze o tax credit vacanze consiste in un credito a favore dei nuclei familiari, costituiti anche da una sola persona, che decidono di trascorrere le proprie vacanze presso una struttura ricettiva italiana.

CHI PUÒ RICHIEDERLO

Tutte le famiglie con ISEE inferiore a 40.000 euro. Può essere richiesto da un solo componente per nucleo familiare, indipendentemente dal numero di persone che usufruiscono della vacanza.

Per il calcolo dell’ISEE è necessaria la Dichiarazione sostitutiva unica (DSU), che contiene i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali di un nucleo familiare e ha validità dal momento della presentazione e fino al 31 dicembre successivo.

COME RICHIEDERLO

Può essere richiesto e viene erogato esclusivamente in forma digitale tramite l’app IO, l’applicazione dei servizi pubblici, scaricabile gratuitamente dagli store digitali.

Per ottenerlo è necessario che un componente del nucleo familiare sia in possesso di un’identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE 3.0 (Carta d’Identita Elettonica). Al momento della richiesta del bonus, infatti, si dovranno inserire le credenziali SPID e successivamente fornire l’Isee.

Il Bonus attribuito al proprio nucleo familiare sarà identificato da un codice univoco, a cui sarà associato anche un QR code: non occorre stamparlo, ma occorre averlo sempre a disposizione sul proprio smartphone. Andrà comunicato all’albergatore, insieme al proprio codice fiscale, al momento del pagamento del soggiorno direttamente presso la struttura sceglierete di trascorrere le vacanze.

Potete scegliere liberamente se utilizzare il bonus per una vacanza in cui siano presenti tutti i familiari oppure solo alcuni, e non è necessario che sia presente il soggetto che lo ha richiesto.

QUANDO E DOVE SI PUÒ USARE

Potete utilizzare il bonus dal 1 luglio al 31 dicembre 2020 per soggiorni nelle strutture ricettive italiane.

QUANTO VALE

L’importo del bonus varia  secondo la numerosità del nucleo familiare:

  • 500 euro per nucleo composto da tre o più persone
  • 300 euro da due persone
  • 150 euro da una persona

COME SI USA

Il bonus viene erogato esclusivamente in formato digitale e deve essere speso in un’unica soluzione, presso un’unica struttura turistica ricettiva in Italia (albergo, campeggio, villaggio turistico, agriturismo e bed & breakfast).

L’80% del valore del bonus vale come sconto immediato sull’importo dovuto, il restante 20% viene recuperato come detrazione d’imposta nella dichiarazione dei redditi 2021.

Lo sconto applicato come “Bonus vacanze” sarà rimborsato all’albergatore sotto forma di credito d’imposta utilizzabile, senza limiti di importo in compensazione, o cedibile anche a istituti di credito.

Per fruire del bonus vacanze 2020 è necessario che la prenotazione avvenga diretta oppure realizzata tramite agenzie di viaggio e tour operator ma non attraverso le piattaforme online dedicate alle prenotazioni.

Dato che il bonus può essere utilizzato solo nelle strutture ricettive aderenti all’iniziativa, prima di procedere, sinceratevi con i titolari della struttura se questa possibilità sia contemplata, onde evitare spiacevoli situazioni.

Working Holiday in Canada

In Canada il Working Holiday Visa si chiama IEC – International Experience Canada, ed è una esperienza perfetta per chi vuole girare e conoscere questo grande paese.  In Canada il visto è valido per entrare nel paese, spostarsi e lavorare per diversi datori di lavoro in zone diverse, per un periodo di 6 mesi. Un mese prima della scadenza del visto, è possibile chiederne un altro come turisti, che permetterà di restare nel paese per altri 6 mesi (ma senza lavorare).

La richiesta del visto per il WH in Canada segue una procedura un po’ diversa da quella per il corrispondente visto australiano, ed è basata sulle pool of candidates. In pratica il candidato si inserisce in una sorta di lista dalla quale un datore di lavoro canadese può “pescarlo” e invitarlo a fare la vera e propria richiesta per il visto.

L’inserimento nella pool ha una durata predefinita, di solito di un anno. Alla fine dell’anno le pool vengono svuotate e se non si è ricevuto l’invito bisogna fare di nuovo la procedura di iscrizione.

I requisiti di base per partecipare sono la nazionalità e l’età compresa tra 18 e 35 anni. A non tutti i giovani è infatti permesso di ottenere questo tipo di visto, e la differenza è data dalla cittadinanza: per gli italiani è possibile, ecco perché ne stiamo parlando :-). Poi a seconda del tipo di lavoro per cui ci si offre ci possono essere altri requisiti secondari. Anche per il Canada la possibilità di utilizzare questo visto deriva dagli accordi con l’Italia, e il visto che si ottiene è un open work permit.

La procedura, illustrata brevemente qui, comincia con un breve questionario che assegna al candidato un personal reference code. Subito dopo si può procedere alla creazione di un account IRCC – Immigration, Refugees and Citizenship Canada. E’ il momento di caricare informazioni sul proprio profilo, anche professionale, per poter essere scelti da un datore di lavoro interessato (servirà un cv, o resumè).

Quando un datore di lavoro è interessato al nostro profilo, ci arriva una notifica via email, con una lettera allegata: da questo momento il candidato ha 10 giorni per avviare la procedura online della richiesta vera e propria di visto, e 20 giorni per completarla.

L’invito da parte dei datori di lavoro può avvenire secondo un preciso calendario di round of invitation (mandate di inviti), per cui in un anno in genere ci sono due o tre round. Dato che i visti assegnati per paese si esauriscono andando avanti con l’anno, una buona strategia è fare domanda all’inizio dell’anno, per essere pronti al primo round of invitation. Di solito il numero di visti assegnati all’Italia ogni anno è intorno ai mille, e nella pagina del calendario sono indicati i posti disponibili in tempo reale, e quando è previsto il successivo round of invitation.

Una volta accettato l’invito del datore di lavoro, questo ci invia un codice da inserire nella richiesta di visto, necessario a finalizzarla. A questo punto ci verrà richiesto di caricare tutti i documenti necessari (copia del passaporto, fototessera, eventuali esami medici e certificati penali) e di pagare il fee (di solito è il costo del visto e del permesso di lavoro, che si aggira intorno ai 230 dollari canadesi). Attenzione perché questo passaggio va fatto entro 20 giorni, quindi è bene preparare prima i documenti necessari (indicati sul sito).

A questo punto non resta che caricare i propri dati biometrici, secondo le istruzioni date, e attendere che tutta la documentazione venga controllata (ci vorranno fino a 56 giorni). Se tutto andrà bene e se verremo sorteggiati, saremo tra quelli che ricevono la POE – Port of Entry Letter, il documento che va portato con se al momento dell’arrivo in Canada. Solo arrivati sul posto infatti, si riceverà il vero e proprio visto per il Working Holiday.

I documenti che potrebbero essere richiesti durante il procedimento di application o appena arrivati sono diversi, quindi è sempre bene, prima di cominciare e per ogni fase del procedimento, leggere bene tutte le indicazioni, navigando su tutte le pagine relative alle modalità di domanda. Questo perché queste procedure cambiano, anche se di poco, abbastanza spesso. Se volete una panoramica delle domande e delle risposte più comuni, ecco dove trovarle, ordinate per argomento. Il sito offre anche un glossario di tutte le parole e espressioni usate, per maggiore chiarezza.

Sul sito ufficiale dell’immigrazione canadese si suggerisce anche, se si vuole, di utilizzare una RO, Recognized Organization, organizzazioni accreditate di supporto per chi vuole fare una esperienza di lavoro o studio in Canada.

 

 

Come si diventa insegnante di lingua italiana per stranieri

L’insegnante di italiano a stranieri è una figura sempre più diffusa e richiesta, e non solo a scuola.

Il crescente flusso di immigrazione verso il nostro paese e il conseguente aumento di alunni stranieri o residenti di altre lingue, ha fatto aumentare l’esigenza di formare delle figure professionali in grado di insegnare la lingua italiana agli stranieri.

Inizialmente i docenti di italiano a stranieri non avevano una formazione specifica; spesso la loro formazione era affidata alla personale buona volontà e all’interesse dei singoli che svolgevano questo lavoro più per passione, o per arrotondare le proprie entrate, che come regolare attività lavorativa.

Oggi la situazione è decisamente cambiata: i corsi e le specializzazioni per l’insegnamento dell’italiano sono aumentati  e di pari passo anche le certificazioni didattiche riconosciute per l’insegnamento dell’italiano.

Un riconoscimento ufficiale della professione del docente di italiano a stranieri è giunto nel 2016 con la creazione della A023, una nuova classe di concorso per l’insegnamento dell’italiano a stranieri nella scuola pubblica rivolto ad apprendenti alloglotti.

A seconda dell’ente o dell’istituto presso cui si viene assunti, i titoli richiesti per insegnare italiano come lingua straniera possono variare. Nei contesti privati anche un diploma di scuola media superiore, corredato da una specifica formazione, è sufficiente per intraprendere questa carriera.

Ma saper parlare italiano non significa saperlo insegnare; occorrono metodi innovativi per rendere la didattica sempre più coinvolgente e divertente. Le competenze specifiche che un insegnante della scuola pubblica deve possedere, infatti, per gestire al meglio una classe che abbia un numero, anche esiguo, di studenti stranieri, sono competenze trasversali per eccellenza.

Chi ha sostenuto solo esami universitari di glottodidattica in genere rimane confinato su un piano troppo teorico. Questi studi, infatti, pur costituendo una buona base di partenza per diventare docente di italiano per stranieri, spesso non sono sufficienti in quanto non forniscono le molteplici competenze che un docente di italiano per stranieri dovrebbe possedere.

Vediamo allora quali titoli servono per diventare insegnante di italiano per stranieri.

In base al D.M. n. 259/2017, relativo alle nuove classi di concorso per l’insegnamento, per accedere alla classe di concorsoA23 occorre possedere una laurea magistrale in ambito umanistico – letterario e uno dei titoli di specializzazione in italiano L2 individuati dal D.M. n. 92/2016 che elenca i titoli riconosciuti dal MIUR e presenti nell’offerta universitaria italiana. Fra questi titoli sono compresi Master universitari e le certificazioni DITALS , CEDILS e DILS-PG.

La certificazione Ditals è rilasciata dall’Università per stranieri di Siena,  la certificazione Cedils  è rilasciata dal laboratorio Itals dell’Università Cà Foscari di Venezia, il DILS-PG è rilasciata dall’Università per stranieri di Perugia.

Le certificazioni di lingua italiana per stranieri sono il punto di arrivo di un percorso in mezzo al quale ci sono le esperienze formative svolte durante la propria carriera.

Le esperienze formative, prima ancora delle varie certificazioni sono il punto di partenza per insegnare l’italiano agli stranieri visto che prima ancora della teoria ciò che conta è la comunicazione e per insegnare agli stranieri a imparare l’italiano è fondamentale fare esperienza.