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scrivere quello che non ti aspetti

Scrivere quello che (non) ti aspetti

Come si fa a scrivere un libro? Nell’era del self publishing la domanda potrebbe sembrare quasi retorica. Chiunque oggi può scrivere un libro, indipendentemente dai contenuti che decide di esprimere. Ma l’arte di scrivere non è questa. Mettere insieme le parole per costruire una storia che abbia un senso non è un’operazione meramente meccanica. Lo scopriamo un po’ tutti prima o poi nella vita: che sia una lettera per l’amata nella stagione dei primi amori, oppure il tema del compito in classe o ancora la tesi di laurea o il report per il tuo capo al lavoro, c’è un momento (più o meno lungo) in cui rimaniamo fermi  e indecisi davanti al foglio (video) bianco (c’è proprio una sindrome che si chiama così e che attanaglia gran parte degli scrittori).

Per scrivere qualcosa che sia (piacevolmente) leggibile sono necessari tanti elementi: l’idea di una storia che sia credibile, quella per protagonisti e personaggi della stessa che siano ben definiti, lo sviluppo di un plot che sia avvincente per il lettore, la proprietà di linguaggio, la capacità di scrivere con termini appropriati, uno stile narrativo. E poi chissà quante e quali altre cose che al momento nemmeno mi vengono in mente. Insomma, scrivere è un’operazione che sta a metà tra la creatività, l’arte e la tecnica. Ma, soprattutto, elemento fondamentale, di ogni buon scrittore è quella che viene chiamata l’urgenza di scrivere, di raccontare, di condividere con altri una storia. Una specie di sacro fuoco che a un certo punto sale dal profondo dell’anima fino alle mani che scrivono con la penna o sulla tastiera; non ci può essere una buona storia, e quindi un buon libro, se chi la racconta non è percorso da un desiderio implacabile di raccontare quello che sente. E, badate bene, dovrebbe essere lo stesso impetuoso stimolo che anima il giornalista che racconta la cronaca, così come lo scrittore di fantasy. In altre parole l’ultimo pubblicista di cronaca locale ha qualcosa in comune con JK Rowling.

Quindi, se è vero che tutti possiamo scrivere un libro, è altrettanto vero che solo alcuni riescono a esprimere davvero qualcosa di coinvolgente. Ed è proprio quelli che cerchiamo e che invitiamo nella nostra rassegna NOIleggiamo, un appuntamento pensato per promuovere chi nella scrittura ci mette del proprio e vuole condividerlo con gli altri; ma anche per chi ama leggere ed è curioso di conoscere storie e scrittori nuovi (che magari un giorno saranno pure famosi).

Il prossimo sabato 3 dicembre, alle 18, sarà la volta di Massimo Cesaroni che presenterà il suo libro “Quello che non ti aspetti“. Un drammatico inseguimento, una notte di tempesta, un’auto fuori controllo, una scelta difficile: cosa unisce tutti questi fatti che si snodano in luoghi e momenti diversi? Lo scopriremo insieme all’autore che, con Rodolfo Bersaglia, illustrerà il suo lavoro. L’incontro è a ingresso gratuito ma i posti sono limitati. Non dimenticate di prenotare il vostro posto, vi aspettiamo!

 

La biblioteca della legalità

Che leggere fa bene lo abbiamo detto tante volte. Leggere certi libri piuttosto che altri può diventare anche un segnale importante: la scelta di un libro racconta qualcosa (a volte molto) di noi e ci fa crescere: aumenta le nostre conoscenze ma attiva anche i nostri pensieri e le nostre idee, facendoci diventare creativi, impegnati, riflessivi, esperti e molto altro ancora. Anche per questo motivo siamo contenti di ospitare, sabato prossimo (il 24 ottobre) alle 18.00 la presentazione della Biblioteca della Legalità ad Ancona, promossa dall’Associazione Agorà Dorica.

La “Biblioteca della Legalità” (BILL) è un progetto nazionale promosso dalla sezione marchigiana dell’AIB Associazione Italiana Biblioteche e parte dalla convinzione che lettura e legalità siano due fattori intimamente legati e che la loro più ampia diffusione possa promuovere una maggiore qualità della vita democratica. Dal 2010 la sezione ragazzi della Benincasa è in parte chiusa per lavori di adeguamento, nei primi mesi del 2016 i locali dovrebbero essere completamente restituiti alla comunità ed il servizio ripristinato nella sua sede storica. L’idea è quella di cogliere l’occasione per ampliare l’offerta culturale a disposizione dei giovani anconetani, proprio attraverso la BILL. Una parte della bibliografia è già presente all’interno della biblioteca comunale Benincasa, ma non è organizzata con una scaffalatura dedicata, l’idea condivisa è quindi quella di dare visibilità alla tematica legalità, creando uno spazio a tema. Siamo convinti che questa sia una buona opportunità per ben seminare oggi tra le giovani generazioni di giovani, studenti, universitari, professionisti,  così che, ci auspichiamo, sarà più semplice arrivare ad una  società in cui la cultura della legalità è diffusa e difesa dai suoi cittadini.

L’occasione è anche quella quindi di creare un gruppo di lavoro permanente che oltre a seguire le questioni della BILL si impegni a promuovere con iniziative coordinate la cultura della legalità sul territorio. Tutti i protagonisti di questo progetto, a partire dalla Biblioteca comunale Benincasa, sono già parte di una piccola rete cittadina di realtà che lavorano autonomamente sul tema della legalità, ne manca la consapevolezza; questo progetto si propone anche di offrire un’opportunità di sintesi e scambio di buone pratiche. Nello specifico, oltre al coinvolgimento di Libera, attraverso Michele Altomeni della Fattoria della legalità di Isola del Piano e del gruppo nascente di Libera Ancona coordinato da Laura Malerba, ci sono anche molte altre realtà locali (e tra queste anche l’Informagiovani). 

Sabato 24 ottobre alle 18.00, qui da noi, verrà presentato la natura del progetto ed anche la sua operatività. Interverranno il magistrato Paolo Gubinelli, l’assessore alla cultura Paolo Marasca, Michele Altomeni di Libera, Valeria Patregnani di AIB MArche, Maria Costanza Petrini Dirigente dell’Istituto Comprensivo Scocchera. E poi tutti voi, desiderosi di fare delle buone letture che siano anche l’indice del vostro impegno. Vi aspettiamo!

Leggere fa bene

leggere fa beneQuante volte vi è capitato di aver voglia di vivere un’avventura? Una storia affascinante e coinvolgente? Viaggiare in un’altra dimensione? Bene, potete farlo! Ed è semplicissimo: basta leggere un libro, meglio se un romanzo. Leggere un libro è una esperienza a cui diamo sempre più spesso un significato di mero svago, se non addirittura di inutilità. Invece rappresenta uno dei momenti in cui le nostre facoltà sono maggiormente sollecitate.

Ma quanto, noi italiani, leggiamo? Stando all’ISTAT non siamo proprio dei campioni. Nel 2014, oltre 23 milioni 750 mila persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista, per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2013, la quota di lettori di libri è scesa dal 43% al 41,4%. Quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa; il 63,5% ne ha al massimo 100. I “lettori forti”, cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 14,3% dei lettori, una categoria sostanzialmente stabile nel tempo. Potremmo fare meglio anche se la lettura è condizionata dalla condizione familiare (più leggo i genitori, più leggeranno i figli) e da quella geografica (al Mezzogiorno si legge meno che al nord).

Ma perché leggere potrebbe farci bene? Quando leggiamo non solo la nostra mente ma tutti i nostri sensi sono pervasi dalle sensazioni che il racconto che stiamo seguendo ci evoca. “Immergersi in un romanzo vuol dire entrare in altri mondi e vivere altre vite, ampliare le proprie prospettive, scoprirne di nuove e farle proprie, viaggiare nello spazio e nel tempo. Vuol dire, a storia terminata, provare ulteriori emozioni: appagamento, straniamento, nostalgia e perfino sollievo se la lettura si è rivelata, come può succedere, tanto immersiva quanto destabilizzante o disturbante scrive Annamaria testa nel suo blog. Sostanzialmente si attivano aree del nostro cervello che provocano le stesse sensazioni che abbiamo quando sperimentiamo realmente quello che leggiamo: per esempio la parola gelsomino evoca la stessa sensazione che proviamo quando abbiamo vicino e tocchiamo un gelsomino; come se potessimo sentirne ugualmente il profumo.

Se l’autore che leggiamo è particolarmente bravo nella sua arte, ci potrebbe accadere anche di “vivere” un’esperienza narrativa come se fosse reale, non una finzione: “i testi dei grandi autori sfidano il lettore trasportandolo in un contesto nuovo in cui sta a lui trovare la propria strada, colmando le lacune e immedesimandosi nei personaggi. Insomma: è il lettore a dover interpretare l’opera, facendola propria. In questa prospettiva, leggere non è “simulare”, ma vivere pienamente una nuova esperienza, proiettandosi nei panni e negli ambienti dei personaggi.” (sempre Annamaria Testa).

Dunque ora non vi resta che scegliere un bel romanzo (anche più di uno!) e immergervi nella lettura, profonda, per buona parte di questa estate. Volete qualche spunto? La settimana scorsa c’è stata la cerimonia del Premio Strega, uno dei più importanti premi letterari italiani. Il vincitore è stato La ferocia di Nicola Lagioia, ma vale la pena prendere in considerazione anche gli altri candidati: Come donna innamorata di Marco Santagata, La sposa di Mauro Covacich, Chi manda le onde di Fabio Genovesi, Storia della bambina perduta della misteriosa Elena Ferrante. Correte in libreria e buona lettura!