Il mondo del lavoro sta cambiando

Forse è finito il tempo della flessibilità? Siamo pronti ad una nuova era e a un nuovo paradigma? Qualcosa nel mondo del lavoro sta cambiando e lo sta facendo lentamente come qualche volta accade con i cambiamenti che diventano rivoluzioni. Che le cose non siano più come una volta ce ne siamo accorti da un po’, ma forse fatichiamo un po’ di più a immaginare e capire come saranno nel futuro. Forse mi sbaglio ma mi sembra di poter dire che sta finendo il tempo dell’incertezza, dell’insicurezza e dello smarrimento e stiamo entrando in un tempo di maggiore consapevolezza della trasformazione che c’è stata negli ultimi anni. Provo a spiegarmi meglio con qualche esempio.

La scorsa settimana a Bologna durante il Festival del Lavoro Nobilita, ho ascoltato un dibattito sul lavoro da freelance: la cosa che ho notato, al di là della retorica della libertà (spesso finta) di questo tipo di lavoro, è che ci sono scelte di autonomia e instabilità (professionale, anzi contrattuale) che si fanno per scelta convinta e con una visione che va oltre la necessità di trovare un posto di lavoro. Anzi, in molti casi il posto nemmeno c’è perché quella dei freelance può essere anche una scelta di mercato, di visione, di opportunità da cogliere. Poi chiaramente ci sono le finte “partite IVA”, le scelte obbligate dettate solo dalla contingenza; ma c’è la possibilità anche di vedere e andare oltre, partendo con poco. A me pare che questo sia un modo intelligente, e coraggioso, di rimettere al centro la persona con la sua professionalità: a farlo non è più, come un tempo, la sicurezza del posto fisso, ma la visione del mondo dell’individuo e la sua capacità di vedere e sfruttare i cambiamenti.

Ci sono esempi anche sul versante delle imprese. Aziende come Toyota, pur essendo molto concentrate sulla tecnologia, hanno capito che a dare valore ai loro prodotti sono le persone. Il Presidente di Toyota ogni anno premia il miglior saldatore tra tutti quelli che lavorano nel mondo nei suoi stabilimenti. Nell’epoca in cui le macchine si guideranno da sole grazie allo sviluppo tecnologico, questa impresa premia il più artigianale dei lavori che ha al suo interno? Forse non crede nello sviluppo tecnico? Nostalgia del passato? Il motivo è al tempo stesso meno romantico e più profondo: anche quelli di Toyota hanno capito che al centro devono tornare le persone. Ci sono imprese poi che stanno sperimentando metodi organizzativi non gerarchici, come la olocrazia, un metodo secondo il quale a prendere decisioni non sono più i capi di una struttura gerarchica ma i membri della stessa struttura organizzati in maniera diversa. E se è vero che questa cosa non semrpe funziona al meglio, come nel caso dell’azienda americana Medium, è al tempo stesso innegabile che sono comunque tentativi di spostare il baricentro dell’attenzione, degli interessi e della governance (per utilizzare un termine alla moda) sulle singole persone.

Il messaggio che a me pare di poter cogliere da tutti questi movimenti è che le persone torneranno al centro nel mondo del lavoro come lo erano una volta per intensità ma con modalità molto diverse. Rimangono il fattore produttivo (che brutta parola!) determinante. Per esserlo non basta più, ahimè, avere la fortuna di occupare un posto, ma è necessario sviluppare delle competenze. Di questo tema torneremo a parlare presto perché stiamo giusto organizzando in questi giorni un evento di prossima realizzazione dedicato alle competenze che ci serviranno per fare i lavori dle futuro: noi le abbiamo chiamate smart skill e ve le presenteremo con alcuni testimonial d’eccezione. Come si dice in questi casi, stay tuned!

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