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Come fare una bella figura a un colloquio

Se hai superato i 18 (20?.. 25?…) anni probabilmente ti sarà già capitato di dovere affrontare un colloquio di lavoro. Definiamo, per precisione e per sgomberare il campo da falsi miti, che cos’è un colloquio di lavoro: siamo di fronte a un colloquio di lavoro quando ci confrontiamo, verbalmente, con qualcuno che poi dovrà scegliere se assumerci o meno. Vorrei porre alla vostra attenzione le parole “confrontiamo” e “verbalmente”: la cosa presuppone infatti, essendo un confronto, che entrambe le parti possano dire cose giuste e sciocchezze. E che, anche nella peggiore delle ipotesi, non si farà ricorso alla forza fisica e alle mani.

Nonostante questo tutti noi sappiamo che il colloquio di lavoro è uno di quelle prove della vita che fanno salire l’ansia: tipo quella mentre si aspetta l’esito di un esame, di sapere se si è tra la lista degli interrogati a scuola, di capire se la paletta della polizia alzata è per noi o per l’auto che ci precede. Pensateci: in tutti questi casi, spesso, l’ansia arriva anche se in realtà non abbiamo fatto nulla di male (se lo abbiamo fatto ci meritiamo l’ansia e anche la punizione, la multa, il voto basso). Come fare per superare l’ansia? Eliminarla credo che sia una possibilità abbastanza remota, mentre gestirla, controllarla e diminuirla è già più alla portata di tutti.

Preparati! Lo si può leggere con entrambi gli accenti (esortativo singolare o descrittivo plurale), la sostanza non cambia. Per gestire al meglio un colloquio di lavoro (e l’ansia ad esso connessa) una delle cose fondamentali è prepararsi per bene: redigere un buon cv (se sei a zero su questo puoi partire da qui), studiare le caratteristiche del posto (azienda) in cui vorresti andare a lavorare, cercare dei particolari su cui puoi far leva che riguardano le tue competenze o le specialità dell’azienda (mi ricordo una volta ho fatto una gran figura “rubando” una frase letta sul calendario aziendale appeso nella stanza in cui mi avevano lasciato a “cuocere” prima del colloquio). Oggetto del colloquio sarai tu: scopriti al meglio!

Scegli le parole. Quanta gente non sa parlare in maniera adeguata al contesto! Le parole che usi al bar con gli amici (“figo!”, “che storia!”, “tranquillo” per fare qualche esempio) non sono le più adatte in un contesto professionale come un colloquio di lavoro (perlomeno all’inizio quando nessuno ti conosce). Evita l’eccessiva confidenzialità e le frasi fatte (se vuoi un riferimento, praticamente tutte le cose che dicono i politici nelle interviste brevi). Utilizza la sincerità, ma scegli parole che la sappiano raccontare in maniera gradevole (non sarai mai testardo/a, ma determinato/a; mai pigro/a, ma bilanciato/a tra vita e lavoro; mai ignorante ma sempre ponto/a scoprire cose nuove; che tra l’altro è anche un evergreen che non fa mail male). evita di dire che sei un leader, carismatico, trascinatore: sono cose che si dimostrano a fatti e non a parole (spesso chi lo dice poi non lo è).

Vestiti comodamente. Uno degli errori più sottovalutati è quello legato alla scelta di abiti, accessori, trucco e parrucco con cui presentarsi a un colloquio di lavoro. Sei un giovane uomo che non ha mai messo la cravatta? Perché scegli proprio questa occasione per farlo la prima volta? Lo sai che sembrerai una specie di rigido Frankenstein? Potrei dare lo stesso consiglio, di evitare, per il tacco 12 se sei una ragazza. Gli abiti che indossiamo condizionano il nostro linguaggio non verbale: tutta quella serie di piccoli gesti, a volte inconsapevoli, che raccontano di noi anche quello che non vorremmo. Se ti vesti in maniera sgraziata (o che ti fa sembrare tale) poi sarà inutile cercare di evitare a tutti i costi di incrociare le braccia sul petto per non trasmettere senso di chiusura (a proposito: sta cosa è vera fino a un certo punto). Non paga nemmeno l’eccessiva confidenza con il vestiario: non avrai davvero pensato che per un colloquio in piena estate l’infradito tutto sommato può andare bene vero?

Tutto questo non ti garantirà una bella figura a un colloquio di lavoro. Ma sicuramente ti metterà al riparo da straordinarie figure di m… Il successo poi arriverà con una serie di prove (ti auguro non troppe) in cui imparerai molto di più che da questo post. In bocca al lupo!

parla per te

Parla per te

Farsi accompagnare a colloqui di lavoro da un genitori, amici o fidanzati non è una buona idea, e di questo hanno parlato in tanti, tra gli addetti ai lavori e non solo. Ma lasciare qualcun altro parlare per noi è garanzia, se non altro, che non verremo presi sul serio.

Andiamo per ordine, e cominciamo con un consiglio: se non potete fare a meno di farvi accompagnare (sappiamo quanto premurosi e protettivi siano i vostri genitori e i vostri compagni di vita), dovete lasciarli fuori dall’edificio, e sicuramente lontano dalla stanza nella quale incontrerete il vostro selezionatore o possibile datore di lavoro. Mandateli a prendersi un caffè e una brioche al bar vicino, rassicurateli che ve la caverete (perché vi siete preparati, giusto?) e che li contatterete una volta completato il colloquio o l’incontro.
I consigli e il supporto dei vostri cari sono importanti, ma c’è un momento in cui solo voi potete fare la differenza.

Vediamo ora quali sono i motivi per cui è importante sforzarsi di andare da soli a un colloquio, ma anche presso uffici e agenzie per il lavoro, dal punto di vista di chi si trova dall’altra parte:

maturità e autonomia Sono due caratteristiche molto ricercate, quando non date per scontato. Chi vi valuta per un lavoro (ma anche chi vi incontra per darvi consigli, orientamento, suggerimenti per la ricerca di lavoro) vuole parlare con voi direttamente, e capire che percorso avete fatto fino a quel momento, che prospettive, obiettivi e interessi avete. Il modo in cui lo raccontate è importante quanto il contenuto, anzi, fa parte del contenuto.

competenze comunicative Come le due nominate sopra, sono tra le cosiddette soft skill, o competenze trasversali, importanti praticamente per qualsiasi ambito lavorativo. Come si fa a capire se sapete comunicare adeguatamente (e comprendere informazioni o indicazioni), scegliendo il giusto registro, tono e vocabolario adatto al contesto? Per non parlare dell’italiano, ma questa è un’altra storia. Oltre all’ovvia necessità di verificare questa capacità per tutte le professioni al pubblico, vale la pena di ricordare che non ci sono solo i clienti, ma anche i colleghi, i superiori, i partner commerciali, i mezzi di comunicazione tradizionali e i social media aziendali. Sarete inclusi in un sistema di comunicazione più o meno complesso, e anche qui il modo di esprimersi e relazionarsi agli altri è importante.

affidabilità, motivazione e interesse per il colloquio. Gestire la propria routine lavorativa non è cosa che si possa affidare a qualcun’altro, ognuno è responsabile degli impegni che si prende e di ciò che vuole o non vuole fare come lavoro (ne abbiamo parlato anche qui). Far parlare qualcuno al posto vostro inoltre da l’impressione che siate stati spinti a presentarvi dalla persona che parla, e quindi che il tempo dedicato al colloquio è perso, in quanto non siete veramente interessati ad essere lì.

Insomma, se il lavoro sarà il vostro, sta a voi occuparvene. Poi potrete raccontare come sono andate le cose, confrontarvi con i vostri famigliari e amici sulle informazioni ricevute, sulle vostre aspettative, su ciò che vi ha sorpreso, spiazzato o entusiasmato. Ma solo dopo, in separata sede.

Un ultima considerazione, questa volta dal vostro punto di vista: come fate a essere sicuri che chi parla al vostro posto sappia esattamente quello che volte, che cercate, che vi interessa sapere?
La probabilità di trovarsi in imbarazzo per ciò che viene detto su di voi è molto alta, come quella di dare la disponibilità per lavori che non vi interessano affatto, o per i quali non vi sentite adatti.
Questo è uno dei motivi per cui vi invitiamo a scrivere personalmente il vostro cv, senza affidarvi ad altri.

E poi, come abbiamo spesso ripetuto, c’è solo un’occasione di fare una buona prima impressione: giocatevela da protagonisti!