Articoli

Le buone notizie negli annunci

Per proporre ogni settimana una selezione di annunci che possano essere utili a chi sta cercando (o cercando di cambiare) lavoro usiamo diverse fonti (peraltre indicate a margine delle offerte).

Tra queste c’è anche un social network appositamente dedicato al mondo del lavoro (almeno nelle intenzioni): si tratta, come avrete capito, di Linkedin.

Ormai da tempo anche in Italia Linkedin è una piattaforma utilizzata dalle aziende per svolgere tutta o una parte delle selezioni del personale. Anche le agenzie specializzate lo utilizzano anche perché può essere uno strumento potente per conoscere i candidati (e, per loro, farsi conoscere dalle aziende).

Qualche giorno fa, su segnalazione di una newsletter (che peraltro vi consigliamo, si chiama “Sarò brevi” di Flavia Brevi e la potete trovare qui), su Linkedin è apparso un annuncio di ricerca personale che, per come siamo abituati, è sembrato a molti bizzarro.

L’azienda, oltre a specificare quali fossero le mansioni, i compiti e le competenze richieste, ha inserito anche un paragrafo dedicato alle cose che non cercava e che, anzi, chi si fosse candidat* avrebbe dovuto eliminare dal cv:

  • la foto
  • la data di nascita
  • lo stato coniugale
  • tutti quegli aspetti identitari che non hanno a che fare con la posizione, come la religione o l’orientamento sessuale.

L’annuncio (che al momento in cui scrivo è ancora presente anche se non accetta più candidature,  ma non è detto che lo sia al momento della lettura) era di una realtà italiana, Serenis, che si occupa di offrire servizi di consulenza psicoterapica attraverso una piattaforma on line. Mi son detto: bisogna farlo sapere, perché ci sono buone notizie anche da noi!

Dal mio punto di vista, a parte l’esemplare attenzione che questa azienda ha avuto su temi del genere, è importante che ci siano episodi simili perché “insegnano” e segnano un piccolo passo avanti. I contenuti che vanno tolti dal cv sono quelli che non dovrebbero influenzare la valutazione di chi sceglie un candidato o una candidata, valutando così, com maggiore serenità (e direi anche con più precisione e rispetto) le competenze e le caratteristiche di chi andrà a fare quel lavoro.

Ed è una buona notizia anche per chi, come me, crede che dovremmo, nel nostro contesto lavorativo, fare qualche passo in avanti in questa direzione: non solo per avere diritti più equi ma anche, sono convinto, per guadagnare competitività nell’economia delle imprese italiane. 

 



Siamo aperti ! (in Piazza Roma)

Breve comunicazione solo per aggiornare anche i visitatori del nostro sito web che siamo aperti e operativi in Piazza Roma con tutti i nostri servizi.

Qui https://www.informagiovaniancona.com/orari-e-contatti ci sono tutti i nostri orari di apertura e i contatti per parlare (o scrivere) con noi.

Vi ricordiamo che potete venire a trovarci o prendere un appuntamento digitale 🙂

E, attenzione, abbiamo alcuni appuntamenti importanti nei prossimi giorni:

Giovedì 16 febbraio

Un giorno di recruiting per chi vuole andare a lavorare in gelateria in Germania.

Se ti interessa clicca qui per iscriverti e partecipare: è gratis!

Martedì 7 marzo

Ritorna Professionisti delle Vacanze, il format dedicato all’incontro domanda e offerta di lavoro nel settore dell’accoglienza turistica.  In questo caso il link per maggiori info e iscrizione (sempre gratuita) è questo: informagiovaniancona.com/professionistivacanze

Vi aspettiamo!

 

Tre cose che ho imparato dal volontariato

Nel campo dell’orientamento, da che me ne occupo (o sento parlare), si usa distinguere tra tre tipi diversi di “sapere”: il sapere, il saper fare e il saper essere.

Si tratta di un modo per provare a organizzare e distinguere abilità diverse che ogni persona sviluppa durante il proprio percorso formativo e lavorativo. Il “sapere” è l’insieme delle cose che impariamo a scuola e in altri ambienti (sono le nostre conoscenze). Il “saper fare” è il modo con il quale quelle conoscenze le mettiamo in pratica e siamo in grado di applicarle a contesti e situazioni diverse.

E infine, il “saper essere” è il modo con il quale interagiamo con gli altri, affrontiamo le situazioni, risolviamo i problemi, gestiamo le emozioni… insomma tutto ciò che riguarda quello che in altri contesti potremmo chiamare lo “stile” ed anche il sistema valoriale a cui ispiriamo i nostri comportamenti.

Volendo essere spiccioli (e mi perdoneranno gli orientatori), se per il sapere c’è la scuola e per il saper fare c’è il lavoro, per il saper essere un buon terreno di messa alla prova e di crescita può esserlo il volontariato. Lo dico perchè ho avuto modo di rifletterci dopo aver dedicato una settimana di questo mese proprio a questo: tempo e disponibilità al servizio degli altri e di una giusta causa; un’esperienza che mi è servita sotto molti punti di vista, ma qui vi dirò quelli che secondo me sono i più rilevanti da un punto di vista professionale.

Impegnarsi senza un fine utilitaristico: sono, da sempre, un convinto sostenitore che perché si possa chiamare lavoro, deve essere pagato. Ma il fine del denaro (della carriera, degli obiettivi da raggiungere, ecc.) non sempre rappresenta la modalità migliore per disvelare il nostro massimo potenziale. Tolto quello (l’utile), potremmo accorgerci di avere un potenziale inespresso che si libera solo quando a prendere il comando non è il cervello ma magari anche un po’ il cuore, la passione, la motivazione personale. C’è anche il rischio di sorprendere se stessi!

Costruire relazioni nuove. Se stiamo sempre nello stesso contesto, facilmente incontriamo e ci confrontiamo più o meno con le stesse persone e, altrettanto con frequenza, all’interno dello stesso “setting” di riferimento (un po’ come andare in vacanza sempre nello stesso posto, leggere lo stesso tipo di libri, avere sempre e solo gli stessi amici). Invece qualche volta è utile cambiare orizzonte di riferimento e avere a che fare con persone e situazioni lontanissime da noi: funziona come una ricarica di energia e ci aiuta a tornare in maniera più vivace anche nella inevitabile routine.

Sperimentare l’altruismo. Il mondo e la società che stiamo sperimentando di questi tempi sono decisamente orientati a scelte individuali in cui il prossimo è spesso l’ultima delle nostre preoccupazioni, fino a scomparire del tutto. La tecnologia digitale, a cui non do la colpa, è tutta orientata all’individualismo: i social network li consultiamo da soli, lo smartphone è un oggetto personale, lo shopping e altre attività una volta solo fisiche sono diventate virtuali lasciandoci soli nella fruizione. Questo ed altri stili di vita che mano a mano apprendiamo (o ci adattiamo a far nostri) vanno nella direzione opposta dell’apertura agli altri che è invece fondamentale per imparare a essere, per esempio, più empatici e relazionalmente significativi.

C’è poi una cosa che mi sono ricordato facendo volontariato e che trovo utile condividere con chi legge questo post. Personalmente non riesco a lavorare (nel senso di dare il meglio delle mie competenze) in un contesto (ambiente lavorativo) il cui sistema valoriale è lontano (o, peggio, opposto) dal mio. Il lavoro è una brutta bestia perché da una parte ci permette di “portare a casa la pagnotta” e dall’altra ci richiede tempo ed energie che occupano buona parte della nostra vita: credo che sia auspicabile farlo rimanendo (e sentendosi) belle persone.



La piramide si aggiorna

Chi non conosce la piramide di Maslow? Lo psicologo statunitense ipotizzò un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni, disposti a piramide appunto, in base alla quale la soddisfazione di quelli più elementari è condizione necessaria per fare emergere quelli di ordine superiore.
Pensiamo alle nostre abitudini di oggi e a quale sia il primo pensiero, o l’ultimo, della giornata: il cellulare è carico? Ho linea? Beh, non sarà così per tutti, ma per tanti è quasi diventata un’ossessione. Le attività quotidiane sono cadenzate da notifiche sonore o da emozionanti “vibrazioni” che ci dicono che qualcuno ci ha letto, ci ha scritto, ci ha dato un like o ci ha taggato. Sono certezze che si ricercano costantemente e che ci regalano una sorta di confortevole sensazione, ci raccontano che ci siamo e che siamo social-mente attivi.
Può capitare, in alcuni casi, di assumere addirittura identità virtuali parallele per compiere azioni, tenere atteggiamenti, usare parole molto distanti da ciò che siamo; forse proprio perché non abbiamo le energie di cambiare le cose, di trasformarci, di uscire dagli schemi convenzionali della reale vita sociale. Si tratta di un vero e proprio rifugio ideale che ci conforta e ci rilassa.
Ma poi, quale è la “vera” realtà? I nativi digitali, forse, considerano la rete il luogo in cui si vive realmente, in cui la socialità è viva e in cui si sviluppano idee, progetti e comunità. È un ambiente da abitare, un’estensione della mente umana, un mondo che si intreccia con il mondo reale determinando vere e proprie ristrutturazioni cognitive, emotive e sociali dell’esperienza.
La scelta del titolo di questo articolo è stata fatta proprio per questo, perché, per certi versi, le teorie sui bisogni dell’uomo, studiati e classificati da Maslow, sono un po’ messe in crisi; potremmo pensare che lo schema proposto dallo psicologo possa essere un po’ modificato e che alla base della piramide possa esserci la batteria o il wi-fi (ad esempio), prima dei bisogni elementari?
Leggiamola un po’ come una provocazione che ci aiuti a riflettere sul giusto atteggiamento che dovremmo avere nei confronti di un modo di vivere ormai influenzato dalla nuova tecnologia, che ci aiuta sì, che ci rende “smart” ma che ci può rendere anche un po’ schiavi se non ne abbiamo la giusta consapevolezza .
E allora basta leggere questo articolo, via, mettiamo in tasca lo smartphone, spegniamo il computer e andiamo a farci una passeggiata!

Cerchi lavoro? Cura il tuo CV!

La ricerca di lavoro è un tema che a noi operatori Informagiovani sta molto a cuore, essendo il lavoro uno dei settori principali del nostro servizio.

Ogni giorno veniamo contattati da persone in cerca di occupazione alle quali cerchiamo di offrire tutto il nostro supporto al fine di renderle autonome e consapevoli del percorso da intraprendere.

Tutt* nella vita prima o poi si troveranno nella situazione di mettersi alla ricerca di un lavoro; dal/la giovane neodiplomat*/neolaureat* – e non solo – in cerca di prima occupazione all’adult* in cerca di una ricollocazione sul mercato del lavoro.

Tutt* purtroppo commettiamo errori in questo percorso, dai più banali (solo a prima vista) a quelli più gravi; sia gli uni che gli altri possono giocarci un brutto scherzo ai fini lavorativi.

Oggi ne prendiamo in considerazione alcuni che vediamo quasi quotidianamente ma l’elenco non è esaustivo perché tanti sono gli aspetti da tenere in considerazione quando ci mettiamo alla ricerca di lavoro.

Le accortezze che vogliamo sottolineare in questa sede riguardano tutte il curriculum vitae (CV), questo “foglio di carta” – ormai diventato “elettronico” così importante perché è il nostro biglietto da visita – così ci piace definirlo.

Il curriculum vitae è il documento che presenta la vostra esperienza professionale e formativa, le vostre capacità e attitudini; è il primo strumento di valutazione da parte dell’azienda nel momento in cui avete risposto all’offerta di lavoro o inviato un’autocandidatura.

Un curriculum vitae ben fatto, unito ad una efficace lettera di presentazione, può essere decisivo per ottenere un colloquio con il datore di lavoro.

Ecco allora alcuni accorgimenti utili che non ci stanchiamo mai di ripetere alle persone che si rivolgono all’Informagiovani.

Scrivere CV mirati

La prima raccomandazione è proprio quella di scrivere curriculum mirati e non generici cercando di mettere in risalto ogni volta quelle caratteristiche e competenze personali che potrebbero fare la differenza in quel determinato contesto lavorativo.

Facile, vero? Assolutamente no ma anche qui un consiglio può essere di studiare attentamente le parole dell’annuncio e sfruttarle a vostro favore.

Ogni annuncio di lavoro contiene termini specifici e una descrizione delle competenze ben definita. Pertanto scegliete adeguatamente le parole per descrivervi riportando, se possibile, alcuni termini che compaiono nel testo dell’offerta di lavoro.

Motivare l’invio di CV

Soprattutto oggi che le candidature vengono richieste ed evase via mail o via social ci capita – troppo spesso purtroppo – di ricevere curriculum senza una minima spiegazione del motivo.

Se fa strano a noi che siamo un servizio di orientamento e consulenza che non offre lavoro ma aiuta nella ricerca, farà strano anche a una ditta che potrebbe avere più posizioni aperte o addirittura nessuna al momento.

Ecco quindi che quando inviate il vostro CV fatelo precedere sempre da una breve  lettera di presentazione (come testo della mail o come messaggio wapp) per far capire se si tratta di un’autocandidatura oppure una candidatura per una posizione aperta oppure per essere inseriti nei database (dell’Informagiovani, delle agenzie per il lavoro, ecc…).

Curare il CV

Quando consigliamo di curare il proprio curriculum vitae ci riferiamo sia alla fase della redazione sia alla fase successiva dell’invio.

Non è sufficiente, infatti, fare attenzione solo alla correttezza grammaticale e al modo in cui scriviamo di noi ma è importante avere cura al modo in cui lo inviamo.

La quasi totalità delle ditte richiede ormai l’invio delle candidature tramite posta elettronica ma alcune persone inviano il proprio CV tramite wapp come foto. Occhio quindi alla cura con cui fate la foto del vostro CV, evitando di inviare CV stropicciati (Sì! può capitare anche questo).

I consigli e gli accorgimenti non finiscono qui. Ne potete trovare altri consultando la pagina dedicata del nostro sito con delle videografiche e delle videopillole sull’argomento: informagiovaniancona.com/consigli-per-il-tuo-cv.

Quanto valgo?

Scorrendo tra i post di LinkedIn mi ha colpito uno di Gian Luca Bruno (per essere esatti e corretti anche nell’attribuzione dei meriti). Il post riportava l’immagine di una bottiglietta d’acqua e nel testo Gian Luca spiegava che quella bottiglietta valeva 0,15 cent al supermercato, 1 euro al bar, 2 euro in stazione, per arrivare anche a 3 euro in aeroporto o in altri luoghi in cui era pii “apprezzata”.

La metafora proposta è quella di prendere coscienza che anche noi, possiamo essere simili a quella bottiglietta: se crediamo di meritare o valere più di quello che veniamo pagati (o apprezzati) possiamo sempre prendere in considerazione l’idea che ci possono essere altri luoghi in cui veniamo meglio valorizzati. I luoghi, insomma, possono significativamente incidere sul nostro valore. La metafora dovrebbe farci anche capire che, a volte, vincere la pigrizia e l’abitudine (o la comodità) di stare in alcuni contesti potrebbe darci l’opportunità di maggiori soddisfazioni.

La metafora mi piace molto e per certi versi concordo: soprattutto sulla necessità, in particolare nel nostro contesto nazionale, di “muoverci” maggiormente, anche geograficamente. Troppo spesso facciamo fatica a spostarci in altre regioni o città se non addirittura a pochi chilometri da quella che riteniamo essere la nostra casa “madre”. Una maggiore mobilità, ancor più se fosse in un contesto europeo, ci permetterebbe di avere più chance e anche di guadagnare in competenze e quindi in competitività. In altre parole, di migliorare la nostra condizione professionale e di vita.

C’è un punto sul quale però mi sento di fare un distinguo: il nostro valore non lo definiscono i luoghi o i contesti in cui ci inseriamo.  Quello che i luoghi e i contesti (intesi come sistema di relazioni e opportunità) possono cambiare è il prezzo che al nostro valore (o alle nostre competenze) viene assegnato. L’acqua di quella bottiglietta è sempre la stessa, quindi il suo valore di materia prima essenziale per la vita dell’uomo non cambia. Quello che cambia è la possibilità che qualcuno se ne possa appropriare: questa possibilità ha un prezzo.

Credo che sia importante distinguere, anche per quello che ci riguarda, il nostro valore (e magari poi un giorno parleremo di come determinarlo a prescindere dai contesti in cui viviamo) e il prezzo che gli atri sono disposti a pagare per averci. Qualcuno di noi potrebbe avere un valore molto alto e accettare, nonostante questo, di essere pagato un prezzo basso (per mille e mille motivi); qualcun altro potrebbe avere un valore nella norma e riuscire però a spuntare un prezzo davvero alto (altro tema che sarebbe da affrontare per il benessere delle nostre comunità).

In ogni caso quello che rimane è che, quando cerchiamo un lavoro, una delle cose da chiederci è sicuramente: quanto valgo?

(photocredit: immagine di Steve Johnson on Unsplash)

PS: piccolo (ma nemmeno tanto) disclaimer ecologico: sono per le borracce ecologiche e contro le bottigliette di plastica (davvero, possiamo farle scomparire)

 

Servizio civile neet garanzia giovani marche 2021

Servizio Civile I NEET YOU Marche 2021

C’è ancora tempo per candidarsi a volontario del Servizio civile garanzia giovani per i progetti nel settore culturale del bando regionale “I NEET YOU”!

La scadenza è stata prorogata al 14 luglio 2021 e i volontari cominceranno le attività a settembre

Vi ricordiamo in breve che:

  • possono partecipare tutti i ragazzi e le ragazze tra i 18 e i 28 anni che non sono iscritti a qualche scuola o corso di formazione, che non stanno svolgendo un tirocinio (registrato con una convenzione) e che sono disoccupati (cioè non hanno un contratto di lavoro)
  • basta avere residenza o domicilio in Italia (no cittadinanza)
  • ad ogni volontario del servizio civile viene versato un assegno mensile di 439,50 euro lordi
  • il percorso comprende diverse ore di formazione, non solo generale (su che cosa è il servizio civile) ma anche specifiche sul settore in cui si fa il volontariato

 Ci sono ancora posti liberi per diversi progetti!

 In particolare al momento (25 giugno) ci sono stati segnalati posti ancora liberi per questi progetti:

 

Qui c’è il bando con tutte le indicazioni dettagliate, ma:

  • se non ci avete capito molto
  • non sapete come iscrivervi a Garanzia Giovani (lo SPID? cos’é?)
  • non sapete come iscrivervi al Centro per l’impiego (centro cosa?)
  • non riuscite a capire quali sono i progetti da svolgere vicino casa
  • la lista di cose poco chiare è infinita…

Contattateci a vi aiuteremo noi!

346 0042917 anche WhatsApp e Telegram

info@informagiovaniancona.com

Giovane, compra casa!

Lo scorso mese di maggio sono state presentate alcune misure di quello che sarà il programma con il quale risaliremo la china dopo la pandemia (aka PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Tra le altre, c’è anche la previsione di mutui per la casa agevolati per i giovani.

Ora a me piacerebbe avere davvero davanti la platea di chi legge questo articolo per poter chiedere: che ne pensate? E vedere chi plaude alla misura come utile e necessaria e chi, invece, non le riconosce nessuna di queste due caratteristiche.

Scrivo e non ho davanti nessuno e non potrò esserci nemmeno quando qualcuno leggerà, per cui faccio delle supposizioni: i lettori più grandi e maturi plaudono perché finalmente qualcuno si è accorto di quanto sia diventato difficile per i propri figli comprare la casa; chi ha girovagato un po’ per il mondo, non solo per turismo, e ha qualche amico che lavora all’estero si fa qualche domanda; chi è proprio giovane è perplesso, si chiede come, al momento, questa misura possa dare la svolta alla propria vita.

La nostra Repubblica è fondata su molte cose, oltre che sul lavoro come è scritto nella Costituzione. Una di queste cose è la casa. Siamo il Paese con il maggior numero di proprietari di casa in Europa e, quel che però dovrebbe far saltare la pulce all’orecchio, è che ci battono solo i Paesi che sono economicamente meno sviluppati e che presentano un più basso indice di crescita. Insomma, la casa è un àncora, forse anche da un punto di vista macroeconomico.

Ma è un’àncora anche dal punto di vista microeconomico e sociale. Lo spiega bene Eleonora Voltolina (giornalista e fondatrice della Repubblica degli Stagisti) in un suo pezzo e anche in questo breve intervento in una trasmissione televisiva. La casa rischia di essere un’arma a doppio taglio perché “costringe” in qualche maniera i giovani italiani a rimanere qui, mettendoli di fronte a un impegno finanziario di lungo periodo per onorare il quale rischiano di non fare scelte che potrebbero portare a opportunità più interessanti e vantaggiose. Comprare la casa è un impegno grande e di lungo periodo forse divenuto un po’ meno bello, affascinante e costruttivo in un mondo e in una società più liquidi (come avvisava Zygmunt Bauman)

Come dico spesso i giovani in Italia stanno diventando come i panda (sempre più rari) e le persone agè (il france regala sempre quel tocco di eleganza che nasconde una eventuale offesa) si trovano spesso a decidere (o a consigliare) per il loro supposto bene. Lo fece anche mia madre: alla firma del primo contratto a tempo indeterminato il suo pensiero fu subito quello di spingermi a trovare una dimora (fissa e di proprietà, manco a dirlo). A me, allora per motivi diversi, sembrò un’esagerazione. 

Dal mio punto di vista sarebbe più bello se nel PNRR ci fosse una misura per dare ai giovani l’ambizione, la speranza, la fiducia, l’entusiasmo e la forza per immaginarsi liberi di costruire la propria casa (magari senza mutuo e senza mattoni). Alcune scelte, a costo di farle sbagliate, è forse meglio che le faccia chi è interessato direttamente.

Privacy sì o privacy no?

“Autorizzo il trattamento dei dati…”: questo è l’inizio di una frase che avremo letto (senza farci attenzione) un sacco di volte. E, se stiamo cercando lavoro, l’avremo anche scritta un sacco di volte. O, meglio, copiata e incollata nel nostro cv ogni volta.
Da qualche tempo (perdonateci ma non sapremmo dire al momento, nel groviglio di commi e articoli di legge, quando di preciso) questa formula non è più necessaria. Anzi, a dire (e scrivere) la verità (quella perlomeno che abbiamo capito noi) potrebbe essere anche “fuori legge” inserire la formula nel cv che inviamo.

Il presupposto è che l’attuale normativa sulla privacy (quella che legislatore e principali media, per allenare le nostre capacità linguistiche, hanno chiamato GDPR) impone a chi riceve i nostri dati, e non a noi che li mandiamo, il rispetto di certe procedure. Come a dire: caro candidato, mandalo pure il tuo cv, è chi lo riceve che deve preoccuparsi di farti sapere come utilizzerà i dati che ci sono contenuti.

Questo accade sia nel caso in cui stiamo mandando il cv per autocandidarci (cioè, non abbiamo letto alcun annuncio, ma proviamo a farci prendere in considerazione sfoggiando le nostre competenze ben scritte sul curriculum), sia nel caso in cui stiamo rispondendo a un annuncio.

Che poi, in questo secondo caso, i più attenti si saranno accorti che già da un po’ di tempo, i portali in cui carichiamo i nostri dati sono muniti di una propria dicitura per il trattamento dei dati (i disclaimer che facciamo finta di leggere prima di cliccare sul quadratino con il consenso).

Questa la situazione. Nella teoria. Dovrebbe coincidere anche con la pratica, ma in questi casi, da queste parti, è sempre meglio anche dimostrare di conoscere bene l’ambiente. E l’ambiente in molti casi è fatto di piccole realtà imprenditoriali, datori di lavoro che non sempre sono così aggiornati su questioni che, diciamolo, non attengono e non influiscono sul loro business. Per cui può capitare che sono rimasti fermi alla necessità che nel cv ci sia la dicitura sulla privacy e vi potrebbero chiedere il perché della sua assenza? E, siate sinceri, vorreste davvero trovarvi nella situazione di dare una lezione di diritto a qualcuno che vi ha appena preso in considerazione per farvi (forse) lavorare? Oggettivamente ne sareste sicuramente titolati, ma strategicamente sarebbe una pessima idea.

Per cui il nostro consiglio è questo: focalizzate l’attenzione su chi è il destinatario del vostro cv e poi decidete. Tendenzialmente se si tratta di una realtà medio grande saranno aggiornati e la dicitura potete saltarla. Per realtà più piccole inseritela e assecondate quella che per molti è una prassi, almeno per qualche mese ancora. In ogni caso nessuna ansia: per fortuna (o purtroppo) non sarà questo a determinare la conquista del vostro lavoro.

PS: per chi è appassionat* di legge, curios* o interessat* ai dettagli, in questo post ci sono tutti i particolari

In memoria dei giovani

Mi ha colpito leggere su Doppiozero l’articolo dedicato a Simone Veil, deportata a 16 anni e mezzo a Birkenau e poi divenuta una delle più fervide sostenitrici dell’Europa unita (diventandone peraltro presidente del suo parlamento).

Ciò che mi ha colpito è la sua età e la domanda che si fa, nell’articolo, chi scrive: a cosa si pensa quando a 17 anni ci si risveglia nel campo? Trovarsi, nella pienezza e nella forza dell’adolescenza, nella gioventù, nel momento di maggiore “esplosione” emotiva della propria vita, costretti e violentati in un campo di concentramento. Davvero, a cosa si pensa? Quali risorse personali si riesce a recuperare? E come si affronta poi il resto della vita?

Non saprei proprio immaginarlo. La mostruosità dell’olocausto ha inghiottito anche tanti giovani (i bambini dell’olocausto sono stati centinaia di migliaia), anticipando a un’età precoce un dolore, un terrore e una violenza che non si dovrebbe mai incontrare nella vita ( e mi piacerebbe davvero pensare che a qualcuno possa essere stata offerta una rappresentazione fantastica diversa come quella che Benigni racconta ne “La vita è bella“).

Ma i giovani, anche allora, i fautori della rinascita, del riscatto, della rigenerazione. Molti di loro sono stati fondamentali nelle ricostruzioni durante i processi contro i carnefici dei campi; alcuni di loro sono stati portatori di idee e valori su cui fondare una ricostruzione morale ancor prima che politica; i giovani di allora sono i testimoni che ancor possiamo ascoltare per non dimenticare.

Il 27 gennaio è (anche) in memoria dei giovani di allora, vittime della disumanità e al tempo stesso genitori di speranze, valori e ideali per l’umanità del futuro.

Un webinar per partire con YFEJ!

Chissà quanti di voi hanno pensato, anche più di una volta, di partire per un tirocinio o un lavoro all’estero. Ma come si fa? Da dove si comincia?

Un primo passo da fare è valutare attentamente la propria motivazione e le reali opportunità di trovare un impiego adeguato.

Capitolo motivazione: la motivazione per cercare opportunità lavorativa all’estero non può essere solo che qui non si è trovato un lavoro. Può essere un aspetto dell’interesse a partire, ma ci vuole anche altro. Bisogna avere una idea del settore di interesse, delle proprie capacità e conoscenze, del tipo di professionalità che si vuole sviluppare durante l’esperienza all’estero.

Capitolo reali opportunità: oltre a quello che ci piacerebbe fare, bisogna fare un lavoro di autovalutazione per essere certi di avere qualche buona carta da giocare sul mercato del lavoro di un altro paese. La prima valutazione che va fatta è sul livello di conoscenza delle lingua di quel paese, e sulla reale possibilità di raggiungere in tempi brevi o medi un livello adeguato a poter lavorare. La conoscenza della lingua va considerata anche in rapporto al ruolo o la professione desiderata: infatti è difficile lavorare in un ruolo commerciale, di servizi al pubblico o simili, se non si ha un buon livello della lingua usata dal soggetto che mi accoglie, come tirocinante o lavoratore. Poi c’è anche da valutare le conoscenze e le eventuali esperienze da poter dimostrare.

Tutto questo lavoro di valutazione e preparazione può essere molto difficile da fare da soli, ed è proprio per questo che esistono servizi pubblici, e quindi gratuiti, dedicati.

Abbiamo più volte parlato di Eures, la rete europea dei servizi pubblici per il lavoro, presente su tutto il territorio europeo, con consulenti preparati a rispondere alle nostre domande e a darci utili indicazioni sul mercato del lavoro estero.

Anche il progetto YFEJ – Your First Eures Job ha uno spazio dedicato nel nostro sito, ma la buona notizia oggi è che sta per arrivare un percorso di accompagnamento per chi sta seriamente pensando di partire per un tirocinio o un lavoro, magari dopo la laurea o il diploma!

Lunedì 1 e mercoledì 3 febbraio (dalle 15 alle 17) è infatti previsto un webinar su questi argomenti tenuto da Anpal in collaborazione con Eurodesk Italy e Eures Marche dedicato interamente ai giovani marchigiani tra i 18 e i 35 anni!

Il percorso è pensato non solo per presentare nello specifico le possibilità offerte dalla nuova edizione del programma YFEJ, ma anche per accompagnare concretamente i partecipanti nei primi passi da fare per realizzare il loro progetto di esperienza all’estero. Si lavorerà infatti sulla valutazione delle proprie possibilità e sull’inserimento del proprio profilo sul portale del programma.

Le iscrizioni sono già aperte, e si chiuderanno al raggiungimento del numero di partecipanti previsti.

Se non siete ancora pronti a cominciare a fare le valigie, ma vorreste saperne di più su queste opportunità, prendete un appuntamento e venite a parlarne con noi!

 

Servizio civile Garanzia Giovani 2020

Una buona notizia per il prossimo autunno è la possibilità per i giovani disoccupati di partecipare al nuovo bando per il Servizio civile regionale.
Questo tipo di opportunità non sono certo nuove, dato che il Servizio civile esiste già da molti anni, ma costituisce una buona occasione per chi non ha ancora un profilo professionale definito, non ha idee chiare per il proprio futuro oppure desidera impegnarsi in modo strutturato e tutelato in una attività di servizio alla comunità in cui vive.

Se non ricordate o non avete chiaro che cos’è il Servizio civile, ecco un riassunto fatto da noi poco tempo fa.

Questo nuovo bando fa parte delle proposte che fanno capo all’iniziativa europea Garanzia Giovani (ne sono già usciti altri in passato di questo tipo, dato che l’Italia e la Regione Marche hanno deciso di impiegare così parte dei fondi). Che cosa significa? Significa che è un bando aperto, come sempre per il Servizio civile, ai giovani tra i 18 e i 28 anni, ma in particolare ai cosiddetti neet, cioè chi non sta lavorando né studiando. Non possono partecipare, quindi, tutti i giovani che stanno facendo un percorso universitario, un corso di formazione professionale, o chi è impegnato in un tirocinio formativo (curricolare o extracurricolare).

Che cosa vuol dire diventare un volontario del Servizio civile? Il servizio civile vi permette di svolgere attività varie presso associazioni, enti o organizzazioni, secondo un progetto specifico, per 12 mesi.
Il progetto naturalmente lo scegliete voi, a seconda dei vostri interessi, delle vostre esperienze, attitudini, percorsi di studio e personali. La scelta del progetto e del soggetto ospitante è importantissima, visto che sarà la base su cui si costruisce la vostra esperienza dell’anno di servizio civile. E poi perché potete scegliere di fare domanda per un solo progetto, anche se poi potete finire in una lista di aspiranti volontari che possono essere contattati in caso di posti rimasti vacanti, anche per altri progetti.

Qualche altra informazione pratica: sono previste 25 ore di impegno settimanale (distribuite su quattro, cinque o sei giorni), una somma mensile di 439,50 euro lordi (che comincerà ad esservi versata dal terzo mese di partecipazione)  e giorni di ferie.

Questo bando di servizio civile è un bando regionale, e quindi le organizzazioni ospitanti sono sparse nella regione. In tutto saranno impiegati 229 operatori volontari, nei settori dell’assistenza, del patrimonio storico artistico e culturale, nell’educazione e promozione alla sostenibilità e dell’agricoltura sociale.

Nella città di Ancona in particolare si può fare domanda per i progetti dell’Iscos Marche – Istituto Sindacale di Cooperazione allo Sviluppo, della Cgil, dell’Irifor – Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione, e della Casa delle Culture. Ma ci sono progetti anche a Osimo, Loreto e Castelfidardo, tra i comuni più vicini.

Due indicazioni importanti per la domanda, che va fatta online: se non ce l’avete già, è il momento di procurarvi il vostro codice di accesso a Cohesion, il portale regionale per le domande online ai bandi regionali.
E l’altra naturalmente è la scadenza per presentare la vostra candidatura, che è il 21 settembre.

Sulla pagina dedicata al bando, oltre al bando stesso e i contatti per la richiesta di chiarimenti, ci sono già le FAQ, cioè le risposte alle domande più frequenti: il consiglio è quello di dargli un’occhiata, in genere ci sono dettagli interessanti.

Se volete consultare i vari progetti, elencati nell’allegato 1 del bando, a breve li troverete disponibili all’Informagiovani Ancona: così potrete confrontarli e se ne avete bisogno, avere qualche chiarimento anche da noi.

Abbiamo riaperto!

Finalmente! Dopo il lungo periodo di chiusura, siamo finalmente tornati ad accogliervi nei nostri locali. Anche se sono un po’ trasformati per via delle precauzioni che abbiamo dovuto prendere per mettere in sicurezza tutti noi.

Però siamo molto contenti che il nostro servizio possa tornare ad essere un piccolo punto di riferimento, anche fisico, per la città. Approfittiamo anche per spiegare brevemente come sarà possibile accedere al nostro servizio.

Innanzitutto abbiamo mantenuto gli orari di apertura pre-pandemia (potete vederli qui). L’accesso è consentito a un massimo di 15 persone (è il numero totale di presenze contemporanee all’interno dei locali) questo per evitare che ci siano assembramenti all’interno. Sono tornate attive anche le postazioni internet, opportunamente “divise” in modo che chiunque le utilizzi possa farlo in sicurezza. Non troverete, almeno temporaneamente, i giornali e altri supporti di carta perché non è consentito l’uso promiscuo di supporti cartacei. Vale anche per depliant e volantini che sarà possibile richiedere individualmente agli operatori.

Per accedere al servizio sarà necessario indossare una mascherina e igienizzare all’ingresso le vostre mani (in alternativa indossare i guanti che vi forniamo). Siamo obbligati a misurare la temperatura a chi entra (e come forse ormai avrete saputo non deve superare i 37,5 gradi): questa cosa forse potrà non piacere a tutti ma come abbiamo già spiegato ad uno di voi su Facebook purtroppo è una misura che abbiamo dovuto adottare per poter riaprire. All’interno del locale si potrà rimanere per il tempo necessario a ricevere (o cercare) le informazioni di cui avete bisogno. Per quello che riguarda la possibilità di affittare la sala per eventi e iniziative dobbiamo invece chiedere di aspettare ancora un po’: dobbiamo verificare quali sono le normative da seguire e come poi potremo correttamente adeguarci. Invece è da subito possibile utilizzare i nostri spazi per mostre e allestimenti: ne abbiamo già una in corso!

Infine è necessario mantenere tra i presenti all’interno dei locali la distanza di 1,5 metri; anche per questo motivo troverete che la disposizione di tavoli e sedie (molte meno) sarà un po’ strana. Una segnaletica visuale vi aiuterà comunque a rispettare queste piccole precauzioni: noi confidiamo che le nuove buone maniera di comportamento che abbiamo conosciuto in questi mesi saranno adottate da tutti voi che frequenterete il servizio.

Quello che è rimasto invariato è il tipo di servizio che potrete avere: informazioni e consigli personalizzati per la costruzione della tua carriera professionale, per la casa, le opportunità all’estero e tutto ciò che può aiutarvi a sviluppare le idee che avete in testa: vi aspettiamo!

Siamo online con un nuovo sito!

Da lunedì siamo online con il nostro nuovo sito web, rinnovato nella grafica e nel layout. L’obiettivo del restyling era principalmente quello di rendere più piacevole ed efficace l’esperienza di navigazione, e di migliorare la fruibilità dei contenuti presenti. Volevamo fare in modo che chi naviga possa trovare con facilità quello che cerca e, perché no, anche qualche idea o spunto nuovi.
Il sito è ottimizzato anche per la navigazione da dispositivi mobili, come smartphone e tablet.
La home page è stata completamente riprogettata: ora, oltre a visualizzare le ultime novità e gli ultimi post dal blog, contiene anche scorciatoie e link diretti alle sezioni del sito maggiormente visitate, come quelle dedicate al lavoro e alla formazione.
Il restyling è stato un’occasione per arricchire molti dei contenuti esistenti, ma anche per creare nuove sezioni e nuove pagine tematiche: ad esempio le pagine “Consigli per il tuo cv”, una guida multimediale alla compilazione del proprio curriculum, e “Videopillole su LinkedIn”, che raccoglie i video pubblicati nelle ultime settimane con i nostri consigli per usare al meglio il social network dedicato al lavoro.

Tra le novità, anche la pagina “Università”, che contiene informazioni sulla scelta del percorso accademico e sui servizi che l’Informagiovani offre in particolare agli studenti universitari.
La sezione dedicata all’ ”Estero” si è arricchita di nuovi contenuti, pensati in particolare per chi sta valutando l’ipotesi di un’esperienza all’estero (volontariato, lavoro, tirocinio, au pair, ecc…)

Il sito è solo l’ultimo in ordine cronologico degli interventi che, in questo periodo di emergenza sanitaria, l’Informagiovani ha dedicato al potenziamento dei canali digitali: negli ultimi 2 mesi abbiamo potenziato la presenza sui social con contenuti pensati appositamente per il periodo di quarantena, abbiamo proposto ai nostri utenti la formula dell’ “appuntamento digitale”, e abbiamo pubblicato delle video-grafiche sulle tematiche della formazione e del lavoro.

Abbiamo lavorato per un sito che potesse essere bello e utile e speriamo che anche chi legge possa riconoscergli queste qualità. Ma se così non fosse, o se ci fosse qualcosa che ci siamo dimenticati, qualcosa che potrebbe arricchirlo ancora, fatecelo sapere! Scriveteci come volete o postate un commento, saremo curiosi e grati di prenderli in considerazione. Buona navigazione!

Corsi MOOC, una risorsa anche per te!

In questi mesi si sono moltiplicate le occasioni di formazione online, a seguito dell’impossibilità di incontrarsi e di partecipare ad eventi e incontri di alcun genere. Molte delle tradizionali aule formative si sono spostate sul web, utilizzando varie piattaforme e a volte rimodulando contenuti e metodi per adattarsi alla nuova situazione. Anche noi abbiamo cominciato a segnalarvi opportunità di apprendimento online attraverso la nostra newsletter.

La formazione online ha già una lunga storia, visto che i primi corsi MOOC, offerti inizialmente dalle università, risalgono al 2011, e nascono proprio nelle università americane. L’obiettivo era democratizzare il sapere, cioè renderlo accessibile a tutti, e al tempo stesso seguire il principio dell’apprendimento centrato sulle esigenze dello studente (learner- centred experience). Da allora il settore si è molto ampliato e diversificato, e oggi abbiamo una scelta vastissima di corsi online, di ogni genere, durata e argomento.

Ma cosa sono esattamente i corsi MOOC? E in cosa si differenziano dagli altri corsi online?
L’acronimo sta per Massive Open Online Courses, cioè corsi aperti a tutti, senza limitazioni di requisiti di accesso (come invece succede all’università), gratuiti e accessibili attraverso una connessione da qualsiasi luogo.

I corsi MOOC si caratterizzano per la specializzazione dei contenuti, creati da soggetti autorevoli nella materia, spesso gli stessi insegnanti delle università. Possono avere una durata notevole, o essere brevi corsi introduttivi, e prevedono un test finale, di solito a scelta multipla. Alla fine del corso, una volta superato il test, rilasciano un attestato di partecipazione, un badge, in alcuni casi dei crediti universitari, e comunque un documento che attesta che cosa avete imparato.
Altra caratteristica interessante è che i materiali (video, documenti) rimangono disponibili e accessibili per un tempo molto lungo, così da permettere a molte persone di frequentare il corso quando vogliono e completarlo con i propri tempi. Molti corsi sono in inglese, ma ce ne sono tantissimi anche in altre lingue e in italiano.

Più sotto indichiamo dove trovare le numerose piattaforme di corsi MOOC, per cominciare a a vedere quale varietà e vastità di possibilità abbiamo per approfondire gli argomenti che ci interessano o imparare quello che ci serve. Ci sembra fondamentale anche capire quali possono essere le motivazioni per decidere di cercare un corso online e magari di frequentarlo, fino alla fine. Sì, perché teoricamente, e anche in pratica di fatto, conoscenze di ogni tipo sono alla nostra portata, ma non possiamo certo dire di essere tutti istruiti su tante cose.

Partiamo dall’interesse, la curiosità o la passione per un argomento di cui non ci stanchiamo mai di saperne di più. Può anche succedere che questo interesse diventi una opportunità di lavoro, una professione, ma certo perché sia così dobbiamo veramente avere una conoscenza approfondita e strutturata, e i corsi MOOC potrebbero essere la soluzione.

Se invece siete tra quelli che non hanno ancora trovato la propria strada, e non sai bene in che cosa vi piacerebbe specializzarvi, i corsi MOOC sono una buona occasione per sperimentare qualcosa da vicino. In questo senso potrebbero essere anche usati come una forma di orientamento alla scelta universitaria o post universitaria.

Poi ci possono essere altre ragioni per iscriversi a un corso online: la necessità di imparare qualcosa di nuovo per avere migliori risultati al lavoro, o per cambiarlo del tutto, per aggiornarsi, esercitarsi o esplorare nuove possibilità di sviluppo. Anche approfondire o ripassare un argomento scolastico, in vista dell’esame di maturità, per scrivere una tesina o preparare un elaborato, è una buona motivazione per considerare i corsi MOOC.

Segnaliamo alcune delle piattaforme per i corsi MOOC, mentre vi rimandiamo ad altre pagine per un elenco esaustivo.
Diverse università italiane hanno una loro piattaforma, come il Politecnico di Milano o la Federco II di Napoli, mentre altre si appoggiano a piattaforme internazionali, come l’Università di Roma con la piattaforma Coursera, o nazionali, come la Ca’ Foscari di Venezia con EduOpen.

Segnaliamo poi EMMA – European Multiple MOOC Aggregator, un progetto pilota supportato dall’Unione Europea, che offre diversi corsi (settori ambiente, alimentare, umanistico, tecnologia, scienza e salute) in varie lingue, tra cui l’italiano.

EduOpen è il progetto finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, finalizzato alla realizzazione di una piattaforma per la diffusione di corsi Mooc creati da un network di atenei Italiani e altri partner.

Weschool è una piattaforma dedicata alla scuola e agli student, si trovano brevi sorsi di poche ore su tantissimi argomenti scolastici.

Qui e qui potete trovare un elenco piuttosto esaustivo delle piattaforme di corsi MOOC disponibili, a seconda delle lingue in cui sono tenuti i corsi, degli ambiti di formazione offerti e dalla possibilità di accesso gratuito o con abbonamento.

Iscriversi a un corso MOOC può essere anche una bella sfida per provare a migliorare la vostra gestione del tempo ed esercitare costanza e determinazione. Buon apprendimento a tutti!

Campi estivi 2020

In questo momento più che mai muoversi e uscire è in cima ai nostri pensieri! Le restrizioni che stiamo rispettando e che dovremo seguire ancora per un po’ ci hanno sicuramente fatto riflettere su possibilità che davamo per scontate e su quanto sia prezioso il tempo speso in compagnia di altre persone.

Restare a casa ci sta insegnando quanto tutto quello che facevamo prima era importante per sentirci parte di un gruppo (di lavoro, del quartiere, della palestra), di una comunità (di coetanei, di concittadini, di compagni di classe), insomma di un insieme di altre persone con cui condividiamo qualcosa.

Un’altra cosa che sta diventando evidente è quanto sia importante il senso di comunità, per esempio seguire tutti insieme le stesse regole. Ancora più evidente è la primaria importanza di tutti quelli che fanno qualcosa per gli altri, per lavoro e non solo. Da un lato medici, infermieri, corrieri, commessi dei supermercati e dei negozi che sono rimasti aperti. Ma anche tutti quelli che dedicano parte del loro tempo al volontariato, attraverso le varie associazioni che si stanno attivando per aiutare chi è in difficoltà, chi è rimasto isolato, chi ha bisogno di qualcosa che non può procurarsi da solo.

Questo momento storico e l’improvviso cambiamento delle nostre abitudini ci sta insegnando quanto è vitale stare insieme, e ancora di più quanto siano fondamentali per la nostra sopravvivenza l’altruismo e il dono, pensare all’altro, ricordarsi di curarsi del benessere non solo nostro ma di tutti.

Quindi quest’anno ancora più degli anni scorsi ha senso pensare di partecipare a un campo estivo di volontariato, di lavoro o di conoscenza (si può dedicare del tempo a imparare qualcosa di nuovo o a conoscere altre persone e culture). Ricordando che queste esperienze sono più di una vacanza, più di un semplice dono del nostro tempo, più che qualcosa che facciamo per gli altri. I campi estivi sono regali che facciamo a noi stessi, prima di tutto, e qui abbiamo raccontato per quali motivi.

Come sempre, è importante pianificare, scegliere e prepararsi da adesso, per vivere una esperienza estiva da ricordare! Soprattutto per chi cerca campi estivi per minorenni, marzo è il momento ottimale per dedicarsi alla scelta. I programmi dei campi estivi stanno uscendo in questi giorni, e i posti nei campi per minorenni sono quelli che si riempiono prima.

Le organizzazioni che progettano e gestiscono i campi estivi (ma ce ne sono tutto l’anno) stanno naturalmente seguendo gli sviluppi della situazione attuale e tutto sarà gestito di conseguenza, per garantire come sempre la sicurezza dei partecipanti. Ecco alcuni suggerimenti:

Legambiente: associazione senza fini di lucro, fatta di cittadini e cittadine che hanno a cuore la tutela dell’ambiente in tutte le sue forme, la qualità della vita, una società più equa, giusta e solidale. Offre la possibilità di partecipare a campi estivi in Italia e all’estero.

Libera: rete di associazioni, movimenti e gruppi contro le mafie. Con l’iniziativa “E!state liberi” organizza ogni anno campi di impegno e formazione per la valorizzazione e la promozione del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, per la conoscenza dei territori coinvolti e per la formazione dei partecipanti sui temi dell’antimafia sociale. I campi si svolgono in Italia e possono essere per singoli, per gruppi, per minorenni, per famiglie, campi tematici e campi aziendali.

YAP Italia: YAP – Youth Action for Peace è un’associazione di volontariato internazionale, laica, non governativa e senza fini di lucro, si occupa di educazione e solidarietà internazionale. Organizza e coordina campi di lavoro e volontariato in Italia e all’estero, sia per maggiorenni che per minorenni.

IBO Italia: Associazione di volontariato si occupa di favorire l’accesso all’educazione e alla formazione come diritti fondamentali di ogni persona e come fattore di sviluppo delle società. Organizza campi di lavoro solidarietà all’estero di breve, media o lunga durata.

Lunaria: associazione di promozione sociale senza fini di lucro, laica, indipendente, promuove la pace, la giustizia sociale ed economica, l’uguaglianza e la garanzia dei diritti di cittadinanza, la democrazia e la partecipazione dal basso, l’inclusione sociale e il dialogo interculturale. Organizza e coordina campi in Italia e all’estero.

Se non sai da dove cominciare e vuoi parlarne con qualcuno, noi siamo raggiungibili in tanti modi!