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Studiare all’estero: un investimento per il futuro

Studiare all’estero durante le scuole superiori può sembrare una scelta azzardata e ardua.

Comporta, infatti, di dover lasciare il proprio Paese e le proprie abitudini per trasferirsi in un Paese straniero dove le certezze vengono sostituite dall’urgenza di mettersi in discussione tutti i giorni a migliaia di chilometri da casa.

I ragazzi che scelgono di provare l’esperienza di exchange student si trovano completamente fuori dalla famiglia, dove sono troppo protetti e assistiti, imparano una lingua straniera nella vita quotidiana più che sui libri e infine si confrontano con metodi di studio molto diversi da quelli cui erano abituati.

Allo stesso tempo, però, decidere di trascorrere un anno scolastico o anche un periodo più breve all’estero è sicuramente una delle esperienze più belle che un giovane possa fare: apre la mente, insegna a guardare il mondo da prospettive diverse, fa crescere e maturare, con enormi vantaggi per il proprio futuro, sia a livello umano che professionale.

L’anno scolastico all’estero, oppure il semestre o trimestre, è un’opportunità rivolta ai ragazzi dai 14 ai 17 anni. I limiti delle età ammesse a partecipare variano a seconda del Paese richiesto.

Tuttavia è più consigliato durante il terzo o quarto anno delle superiori quando i ragazzi hanno già acquisito una certa autonomia e non sono ancora impegnati con l’esame di maturità.

Il primo passo da compiere è quello di scegliere una delle numerose associazioni/agenzie che si occupano di seguire tutte le varie fasi del programma: dalle selezioni degli aspiranti partecipanti, al percorso di formazione, al soggiorno all’estero, fino al rientro in Italia.

La domanda va presentata diversi mesi prima della partenza (addirittura un anno prima per l’anno scolastico); la partenza avviene in genere a luglio dato il diverso inizio dell’anno scolastico negli altri Paesi e la necessità di arrivare nel Paese di destinazione con un certo anticipo in modo da iniziare ad ambientarsi.

I costi sono abbastanza elevati e variano a seconda del tipo di programma e di destinazione scelti.

Sebbene la normativa scolastica italiana sostenga le esperienze di studio all’estero e regolamenti il riconoscimento degli studi effettuati all’estero ai fini della riammissione nella scuola italiana (NOTA MIUR 843/10 APRILE 2013), tuttavia il riconoscimento e il passaggio all’anno scolastico o semestre successivo non è automatico. Occorre quindi concordare, prima della partenza, con i professori e con il dirigente scolastico le modalità di rientro.

Se volete saperne di più e conoscere alcune delle agenzie che si occupano di studio all’estero, l’Informagiovani vi invita a partecipare agli incontri informativi, dal titolo “Study Abroad” organizzati in collaborazione con le agenzie stesse.

Gli incontri sono gratuiti e aperti a tutti, è sufficiente iscriversi!

Si torna sui banchi di scuola

Da oggi inizia la settimana che porterà oltre 8.6 milioni di studenti nelle scuole statali e paritarie sui banchi di scuola, anche se i primi a tornarci sono stati gli studenti di Bolzano che hanno ripreso il 6 settembre.

Da qualche tempo, infatti, il calendario scolastico parte in differita.

Gli studenti marchigiani sono tra gli ultimi a tornare sui banchi, assieme ai loro colleghi di Lazio, Emilia Romagna, Puglia e Toscana, per i quali la campanella suonerà il 15 settembre.

Tante sono le emozioni del primo giorno di scuola: dal timore e ansia per i “novizi” alla loro prima esperienza sui banchi all’emozione, di rivedere i propri compagni, accompagnata sempre da qualche titubanza, dei loro colleghi più “esperti”.

Il ritorno sui banchi, infatti, richiama impegno, sacrificio e studio, quasi dimenticati durante le vacanze estive.

L’inizio della scuola è il momento in cui si “mettono in valigia” una vasta gamma di emozioni che rendono spesso complicata l’“accensione dei motori”.

Non è facile riabituarsi ai ritmi della scuola: dalla sveglia mattutina all’organizzazione delle proprie giornate divisi tra compiti ed attività extrascolastiche.

La scuola, infatti, occupa un posto di rilievo nella vita dei bambini e ragazzi e delle famiglie, è luogo dove si riversano grandi aspettative ma inevitabilmente anche ansie e timori.

Le varie fasce d’età, nascondono cause e problemi diversi.

Dai più piccoli, che entreranno nella scuola dell’infanzia o nella scuola primaria, che sentiranno il distacco dalla famiglia ai più grandi che passeranno alla scuola secondaria di primo grado, i quali sono in una età di transizione a livello caratteriale dove all’esigenza di autonomia e indipendenza si accompagnano aspetti ancora infantili che cercano di nascondere.

Anche il passaggio alle scuole secondarie di secondo grado coincide con un momento particolare in cui lo studente sta entrando in contatto e costruendo la propria personalità e indipendenza e si sta avvicinando a diventare adulto.

Non è sempre semplice per i genitori riuscire a captare i messaggi dei propri figli che, crescendo, tendono a chiudersi in sé stessi ma sicuramente concedendo loro la giusta attenzione si riesce a superare anche i momenti di difficoltà.

L’anno scolastico in partenza presenta alcune novità importanti.

La prima novità riguarda gli esami della scuola secondaria di I grado che, a partire da quest’anno, daranno maggior peso al curriculum scolastico, valorizzando l’impegno che i ragazzi hanno dimostrato nei tre anni e non solo nelle prove finali. Verrà finalmente eliminata la prova INVALSI dagli scritti di giugno.

Un’altra novità riguarda l’obbligo di vaccinazione per i bambini/ragazzi da 0 a 16 anni previsto per l’iscrizione a scuola. Ogni regione ha recepito la normativa; per le Marche potete prenderne visione a questo link.

Non ci resta che augurare buon anno scolastico a tutti gli studenti e studentesse.

I compiti delle vacanze: un castigo per i genitori?

Compiti delle vacanze estive: quanti genitori si sono chiesti almeno una volta se siano o no un castigo per loro?

Certamente i compiti delle vacanze sono la parte meno piacevole del periodo estivo.

I ragazzi sono i primi a non voler fare i compiti ma i genitori stessi vivono i compiti delle vacanze con una certa ambiguità.

Da un lato vorrebbero godersi il meritato riposo estivo accanto ai propri figli staccando la spina e allentando il controllo sulla loro vita scolastica, dall’altro lato, però, temono che i propri ragazzi fatichino a riprendere il ritmo scolastico.

Ovviamente le difficoltà legate alla voglia o meno di eseguire i compiti sono diverse a seconda dell’età dei figli.

I bambini più grandi, anche se maggiormente autonomi, nella maggior parte dei casi sono anche i più difficili da convincere a impegnarsi nei compiti, quando sono in vacanza.

Dopo il lungo periodo scolastico bambini e ragazzi hanno bisogno di concedersi un periodo di riposo e relax senza l’assillo dei compiti.

Tuttavia, senza togliere la possibilità di svago ai nostri figli, si può approfittare del maggiore tempo a disposizione per colmare qualche lacuna e mantenerli in esercizio fino al rientro a scuola.

Anche se magari non ci si trova molto d’accordo con le insegnanti sulla quantità di compiti assegnati, i genitori dovrebbero responsabilizzare i propri ragazzi del proprio apprendimento stimolandoli a diventare capaci di organizzare in modo autonomo il proprio tempo da suddividere tra compiti e attività giocose.

Più il momento dei compiti viene associato a emozioni positive più è probabile che i ragazzi si avvicinino con maggiore entusiasmo a questa attività.

Certo non è semplice ma si può tentare di trovare un accordo genitori/figli.

Si può decidere di dedicare alcuni giorni della settimana o alcune ore del giorno all’attività compiti.

Scegliere un luogo piacevole e confortevole dove svolgerli può essere sicuramente di aiuto.

Organizzare delle visite culturali in luoghi attinenti a qualche argomento di studio per farli imparare in maniera più divertente che sui libri.

Alla base di tutto, comunque, ci vuole una buona dose di pazienza e comprensione reciproca.

Giugno: il tempo degli esami

L’agognato mese di giugno che rappresenta per molti la fine della scuola è, però, anche il mese degli esami per gli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado.

Iniziano, infatti, questa settimana gli esami di terza media e la prossima quelli di maturità (21/06/2017 la data di inizio).

Le scuole secondarie di primo grado hanno calendari autonomi ma nella maggior parte degli istituti la partenza ufficiale è scattata ieri con lo scritto di italiano.

L’esame consiste in 3 o 4 prove scritte (in base al numero di lingue straniere studiate) fissate in date differenti dalle varie scuole e nella famigerata e tanto temuta PROVA INVALSI che è fissata a livello nazionale per giovedì 15 giugno.

Gli scritti sono elaborati dalle commissioni mentre la Prova Invalsi che verterà su due discipline (italiano e matematica) sarà uguale su tutto il territorio nazionale.

La prova Invalsi è una prova scritta che ha lo scopo di valutare il livello di apprendimento degli studenti al terzo anno della scuola secondaria di primo grado. I contenuti dei test sono realizzati dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (INVALSI).

Il tempo concesso per lo svolgimento di questa prova è di 75 minuti per ciascuna materia; le materie sono italiano e matematica.

Diversi i tempi concessi per lo svolgimento delle altre prove scritte: 4 ore per italiano, 3 ore per ciascuna della altre.

La prova di italiano prevede la scelta tra cinque tracce: lettera ad un amico, relazione di un libro, pagina di diario, tema di attualità, relazione su una gita.

La prova di matematica è una sorta di compito che raccoglie argomenti studiati durante l’ultimo anno di scuola media. Questo test ha lo scopo di valutare le conoscenze acquisite e la capacità di risoluzione di problemi.

La prova di lingua straniera prevede la scelta tra: lettera ad un amico e comprensione del testo.

La prova orale, infine, è un’interrogazione sulle materie studiate durante l’anno scolastico e può durare tra i 15 e i 30 minuti.

L’orale è composto di due momenti: la presentazione della tesina o mappa concettuale preparata dallo studente (circa 5 – 10 minuti) e le domande dei professori che compongono la commissione.

Quest’anno gli Esami di terza si svolgono per l’ultima volta con le modalità attuali. Dal prossimo anno scolastico, infatti, entrerà in vigore quanto previsto dai decreti attuativi della Buona Scuola.

L’esame si baserà, quindi, su tre scritti e un colloquio orale: una prova di italiano, una di matematica, una sulle lingue straniere, un colloquio per accertare le competenze trasversali, comprese quelle di cittadinanza.

La prova Invalsi, invece, si svolgerà nel corso dell’anno scolastico e non più durante l’Esame.

L’esame di terza media è sicuramente un momento importante per la carriera scolastica degli studenti: passo conclusivo della scuola secondaria di primo grado, al termine di esso i ragazzi saranno proiettati in un nuovo mondo, quello della scuola superiore.

Non ci resta che augurare un caloroso in bocca al lupo ai ragazzi che stanno sostenendo l’esame e ovviamente buone vacanze!

La Buona Scuola Bis: cambiamenti in vista

Venerdì 7 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato gli otto decreti attuativi della legge sulla Buona Scuola (L. n. 107/2015) che andranno a regime dal 2018.

Una delle novità principali riguarda il sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado.

Viene rivoluzionato il vecchio percorso, mandando in soffitta l’abilitazione all’insegnamento (Ssis prima e Tfa poi).

Per diventare docenti nella scuola secondaria di I e II grado, infatti, dopo la laurea occorrerà superare il concorso che consentirà l’accesso al nuovo percorso di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione di docente, denominato «Fit».

Al concorso potranno accedere tutti i laureati, purché abbiano conseguito 24 crediti universitari in settori formativi psico-antropo-pedagogici o nelle metodologie didattiche.

I concorsi avranno cadenza biennale, il primo sarà nel 2018.

Chi lo supererà si inserirà in un percorso triennale immediatamente teorico-pratico (FIT)

Il primo anno sarà finalizzato al conseguimento del diploma di specializzazione.

Il secondo e il terzo anno serviranno per diventare docente, con una parte notevole di “esperienza diretta” in classe.

Il «Fit» è un contratto di lavoro a tutti gli effetti: sarà retribuito (il terzo anno in analogia a una supplenza annuale).

Al termine del «Fit» l’insegnante passa di ruolo: firmerà un incarico triennale, e sarà assegnato all’ambito territoriale presso il quale ha prestato servizio l’ultimo anno.

Per vedere effettivamente in cattedra i nuovi giovani professori bisognerà, però, attendere almeno il 2022.

Infatti il decreto prevede una fase transitoria per stabilizzare i precari abilitati di seconda e quelli di terza fascia con 36 mesi di servizio alle spalle.

Importanti novità sono state introdotte anche su altri temi fondamentali che trovate riportati sul sito del MIUR.

Quelle di più interesse per gli studenti riguardano la valutazione, gli Esami di Stato e le Prove INVALSI.

Nelle classi finali della secondaria di I e II grado la prova Invalsi è requisito per l’ammissione all’Esame, ma non influisce sul voto finale.

Le novità saranno applicate nel 2018 per l’Esame del primo ciclo e nel 2019 per la Maturità.

È il momento delle iscrizioni!

Da oggi 16 gennaio alle ore 8.00  fino alle ore 20.00 del 6 febbraio 2017 si possono effettuare le iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado (primaria, medie e superiori).

Da qualche anno le iscrizioni avvengono on line.

L’iscrizione on line rimane obbligatoria per le scuole superiori statali, mentre è facoltativa per le scuole paritarie. Se la scuola paritaria scelta non ha aderito alla procedura online occorre procedere all’iscrizione secondo le modalità richieste dall’istituto specifico.

Le iscrizioni agli anni successivi al primo verranno predisposte in automatico dalle segreterie scolastiche, tranne nel caso in cui i genitori volessero trasferire di scuola i propri figli.

La procedura online prevede alcuni passaggi.

Prima dell’iscrizione occorre registrarsi sul sito del MIUR.

Questa fase di registrazione è partita il 9 gennaio e serve ad ottenere le credenziali di accesso a Iscrizioni online. Chi ha già un’identità SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), invece, può accedere automaticamente al servizio a partire da oggi con i propri dati.

Con queste credenziali si può accedere alla procedura di presentazione della domanda di iscrizione, la quale prevede due sezioni; nella prima vengono richiesti dati obbligatori necessari per l’iscrizione (dati anagrafici dell’alunno), nella seconda dati facoltativi, utili per la formazione delle classi.

Per procedere con l’iscrizione on line va innanzitutto individuata la scuola di interesse. A tal fine il Miur mette a disposizione il portale ‘Scuola in Chiaro’ che raccoglie i profili di tutti gli istituti e fornisce informazioni sull’organizzazione del curricolo, sull’organizzazione oraria delle attività didattiche, sugli esiti degli studenti e sui risultati a distanza (università e mondo del lavoro).

La domanda, una volta inviata, non può più essere modificata e quindi, nel caso occorresse apportare delle modifiche occorrerebbe contattare direttamente la scuola destinataria della stessa.

Non è prevista alcuna precedenza temporale, in base all’ordine di arrivo delle domande.

Tredici anni, il tempo delle scelte

La terza meda rappresenta un anno cruciale per uno studente, in quanto dovrà non solo sostenere gli esami ma anche iniziare a valutare la scelta della scuola superiore.

Si tratta di una decisione molto importante, perché questo determinerà poi il destino professionale di ciascuno.

Gennaio e febbraio sono in genere i mesi in cui si tengono le iscrizioni e spesso molti studenti arrivano all’ultimo momento senza avere le idee chiare su quale sia la scuola più adatta a loro.

Per questo motivo le scuole si stanno già muovendo con l’orientamento per le classi terze della scuola secondaria di primo grado così che gli studenti riescano ad avere un’idea di cosa studieranno e quali sono gli sbocchi lavorativi di licei, istituti tecnici e istituti professionali.

Nelle scuole superiori infatti sono già iniziati gli open day per orientare la scelta dei genitori (sempre più confusi) sul futuro dei figli (sempre più smarriti). A questi si aggiungono già in molte scuole l’iniziativa studente le “lezioni aperte” ovvero la possibilità, da parte dei futuri “primini”, di assistere a normali lezioni accanto agli studenti più grandi.

Nonostante tutte queste iniziative di orientamento, tuttavia non tutti riescono ad effettuare la scelta giusta e così molti si ritrovano in una scuola che non rispecchia le loro attitudini, li rende svogliati e poco propensi a continuare gli studi.

Per una scelta consapevole, occorre innanzitutto conoscere l’organizzazione del sistema scolastico che dal settembre 2010 prevede: 6 licei, gli istituti tecnici suddivisi in 2 settori con 11 indirizzi e gli istituti professionali suddivisi in 2settori con 6 indirizzi.

I licei  non offrono una specifica preparazione professionale, ma  ampliano l’ orizzonte culturale  e soprattutto  insegnano un metodo di studio , fondamentale per continuare a studiare all’università.  Gli istituti tecnici e professionali permettono di apprendere un mestiere  o  una professione  ed entrare prima nel  mercato del lavoro.

Nella scelta certamente non va trascurato l’aspetto soggettivo, quindi tenere conto degli interessi e delle abilità del/la ragazzo/a in quanto impegnarsi in una cosa per cui si è portati sicuramente renderà più semplice il cammino.

Altri aspetti che possono influenzare la scelta sono la volontà dei genitori e anche le amicizie.

Di certo occorre dare ascolto alla propria famiglia ma senza dimenticare che la scelta finale deve essere del ragazzo.

Allo stesso modo cercare di non farsi influenzare dagli amici o compagni di classe per paura di non trovarne di nuovi.

A conclusione ricordatevi che per il prossimo a.s.  le iscrizioni on line possono essere presentate dal 16 gennaio 2017 al 6 febbraio 2017.

scuola estero Europa studiare

Un anno di scuola, ma all’estero

A volte la scuola ti va stretta, perché non offre abbastanza stimoli, o perché ti sembra non sia abbastanza aperta a orizzonti che tu invece intravedi e insegui.

Se quello di cui hai bisogno sono nuove sfide, nuovi amici e un contesto internazionale, frequentare un periodo di scuola in un altro paese (europeo e non) può essere la risposta per chi è maturo e preparato ad affrontare un viaggio oltre i confini delle solite abitudini.

L’anno, o semestre, all’estero è consigliato durante il quarto anno delle scuole superiori (ma si può partire anche per il terzo anno), quando si è abbastanza grandi e autonomi, ma non ancora arrivati ad affrontare il quinto ed ultimo anno e il conseguente esame di maturità.

Ma come funziona, da dove si comincia? Tutta l’organizzazione della mobilità all’estero dello studente viene gestita da società riconosciute dal Ministero dell’Istruzione: queste si preoccuperanno di selezionare gli aspiranti partecipanti, prepararli alla partenza, scegliere le scuole all’estero e assegnarle a ciascuno, oltre a seguire gli studenti per tutta la durata del programma.

E’ indispensabile cominciare a informarsi e prepararsi con ampio anticipo (tra i 15 e i 18 mesi prima) dato che la domanda va presentata già dall’anno precedente nel caso dell’anno intero, e comunque diversi mesi prima della partenza.

Si parte in genere nel mese di luglio, tenendo conto del diverso inizio dell’anno scolastico nel paese di destinazione, e in ogni caso in modo da arrivare sul posto qualche giorno prima, per cominciare ad ambientarsi.

I costi da sostenere per questa esperienza variano a seconda della destinazione e della durata: non sono stratosferici ma nemmeno troppo contenuti. Ad esempio un anno scolastico all’estero in un paese anglosassone può costare tra 8 e 10 mila euro, quota che include la preparazione, il viaggio, l’iscrizione alla scuola, il tutoraggio, il vitto e l’alloggio presso una famiglia locale.

E quando si torna? Cosa succede? Nonostante l’anno o il periodo trascorso all’estero sia riconosciuto, il riconoscimento e il passaggio all’anno o al semestre successivo non è automatico, e bisogna presentare alla scuola in cui si rientra i documenti relativi alla frequenza all’estero e seguire le indicazioni dell’istituto. La cosa migliore da fare è programmare con anticipo per avere il tempo di concordare con gli insegnanti e il dirigente scolastico quali saranno le modalità di rientro già prima di partire.

Quali sono i vantaggi? Inutile dire che la permanenza all’estero permette di fare un balzo in avanti nella conoscenza e nell’uso di una lingua straniera, se non di apprenderne una nuova. Inoltre si impara a conoscere meglio se stessi, i propri limiti, le proprie potenzialità, stando a contatto con una realtà diversa da quella in cui si è cresciuti. Si guadagna in autonomia, in capacità di individuare problemi che ci riguardano e relative soluzioni.

Se pensi che potrebbe essere una esperienza che fa per te, o semplicemente vuoi saperne di più, segui la nostra pagina eventi e partecipa ai prossimi incontri informativi sull’argomento! Le candidature per il prossimo anno sono già aperte.

 

studio estero superiori

Scuola all’estero, un trampolino di lancio

La possibilità di frequentare una scuola superiore in un paese estero, per un periodo che può andare da un anno intero a un semestre o un trimestre è senz’altro una opportunità unica di confrontarsi con coetanei uguali ma diversi, di crescere e allargare i propri orizzonti.

Per capire come funziona e come si può realizzare il sogno di fare questo tipo di esperienza, vi invitiamo a partecipare agli incontri che organizziamo periodicamente qui all’Informagiovani con agenzie specializzate, il nostro format Study Abroad!

Avrete così la possibilità di confrontare le proposte, fare domande direttamente ai referenti delle agenzie e decidere quale fa al caso vostro.

Gli ultimi eventi da noi organizzati sull’argomento sono stati:

Giovedì 22 ottobre: Scuola all’estero con Intercultura

Giovedì 5 novembre: Anno di studio all’estero con New Beetle

Gli eventi sono aperti a tutti e sono gratuiti, basta iscriversi e partecipare per saperne di più. Per rimare informati sugli eventi, gli incontri e i laboratori da noi organizzati, basta iscriversi alla nostra newsletter sul form dedicato presente in homepage!

Vivere per studiare o studiare per vivere?

Il periodo più “formativo” nella nostra vita coincide anche con quello più difficile della gestione delle nostre esperienze, emozioni, relazioni. Si tratta dell’adolescenza durante la quale la nostra valutazione delle esperienze che facciamo, diciamolo, non è sempre equilibrata. Per questo motivo i ricordi e le motivazioni legate a questo passaggio non sempre sono nitidi, chiari e coerenti.

Nell’esperienza comune siamo portati a studiare, durante questo periodo, più che per una vera passione o fame di conoscenza, per altro: sfida, obbligo, paura. Non ci guida, essenzialmente, una volontà di sapere più cose. Anzi, a volte, forse spesso, quello che ci accade è di studiare con una certa sufficienza o noia. Per carità, non è quello che accade proprio a tutti. In generale comunque possiamo dire che lo studio impariamo ad apprezzarlo più tardi, magari con la scelta dell’università oppure leggendo qualcosa che ci interessa veramente quando siamo più grandi (anche di poco).

Eppure la nostra prima giovinezza, lo dicono gli studiosi, è il periodo in cui il nostro cervello sarebbe più fertile e accogliente per un sacco di nozioni. Sarebbe importante arricchire quanto più possibile il periodo della nostra vita in cui siamo, per così dire, più ricettivi.

Di occasioni ce ne sono tante e in questo periodo ve ne facciamo conoscere alcune che riguardano in particolare lo studio all’estero durante il periodo della scuola superiore: se guardate al nostro calendario degli eventi nei prossimi giorni abbiamo una serie di appuntamenti dedicati a questo argomento. Il 22 ottobre lo faremo con Intercultura, il 27 ottobre con Au pair in USA e il 5 novembre con NewBeetle. Abbiamo dato così tanto spazio a eventi di questo genere perché pensiamo che possano essere esperienze davvero interessanti. Per quale motivo?

Di motivi ce ne sono diversi. C’è l’importanza personale, perché un viaggio all’estero è una sfida: ci vuole curiosità e iniziativa per prendere una decisione e partire, ci vuole coraggio, perseveranza e senso di responsabilità per raggiungere le mete prefisse. Si impara ad arrangiarsi, a diventare indipendenti e autonomi. C’è un motivo che riguarda il nostro sistema di relazioni: un’esperienza all’estero fa sì che la propria abilità nel rapportarsi agli altri venga messa alla prova e si sviluppi; quando ci si trova in un paese straniero la propria capacità comunicativa ne esce rafforzata. C’è un motivo culturale, perché grazie all’incontro con usi, costumi e mentalità di altri luoghi, è possibile valorizzare le proprie tradizioni, abitudini e idee, il viaggio diventa un’occasione per un prezioso scambio culturale.

Infine il soggiorno all’estero aiuta a sviluppare le proprie competenze linguistiche:  chi arricchisce il proprio curriculum con l’approfondimento di una o più lingue straniere e/o con un’esperienza lavorativa, avrà delle carte in più da giocare quando cercherà un impiego e, di conseguenza, anche maggiori possibilità di fare una carriera professionale soddisfacente anche dal punto di vista economico. Un anno (ma anche un semestre o un trimestre) all’estero potrebbero davvero cambiarvi la vita e portarvi a vivere lo studio con tutt’altra passione passando da “vivere per studiare” (magari senza voglia) a “studiare per vivere” (meglio).

Insomma ce n’è abbastanza per non rinunciare almeno a uno dei nostri appuntamenti (anche se vi consigliamo di viverli tutti se potete in modo da poter fare dei confronti). Vi aspettiamo il 22, 27 e 5 novembre. Prendete il vostro ticket qui!

 

Tre settimane all'IG

alternanza-scuola-lavoroQuesta avventura è nata nel giorno in cui la mia professoressa mi ha comunicato che avrei fatto le mie tre settimane di alternanza scuola-lavoro all’Informagiovani: non conoscevo molto questo servizio, anzi le mie informazioni erano veramente scarse.

Le emozioni prima di iniziare erano numerose e contraddittorie: passavano dal timore per la nuova esperienza alla curiosità di scoprire un mondo a me sconosciuto che mi avrebbe avvicinato al lavoro e messo a contatto con persone nuove con le quali avrei dovuto relazionarmi e collaborare per tre settimane. Il primo di giorno di “lavoro” mi sono presentato all’ingresso e sono stato gentilmente accolto da tutto lo staff che mi ha mostrato il locale dove avrei passato i giorni successivi e illustrato i servizi che l’Informagiovani svolge, liberandomi immediatamente della tensione e innescando ancora di più curiosità e stimoli.

Per cominciare, mi hanno assegnato una scrivania tutta per me dove avrei iniziato il mio primo lavoro. Consisteva nel revisionare e sistemare un raccoglitore che riguardava i finanziamenti per la creazione di nuove imprese; raccogliendo nuove leggi, nuove disposizioni e nuovi bandi. Col passare dei giorni ho iniziato a socializzare con le persone che collaboravano con me e ho trovato un gruppo che mi ha sempre dato la possibilità di lavorare con il tempo e lo spazio dovuto.

Essendo la prima esperienza lavorativa avevo un’idea e delle prospettive che in parte sono state confermate e in parte invece smentite. L’ambiente lavorativo dove mi sono trovato era energico, stimolante e allo stesso tempo accogliente e rassicurante. Questo mi ha permesso di lavorare in tutta tranquillità con gli stimoli giusti. I lavori che ho affrontato non erano basati solo sul consolidamento delle competenze scolastiche ma anche sull’acquisizione di nuove, come il rapporto e l’accoglienza del pubblico. Le prime volte è stato complicato perché avevo bisogno di un sostegno per via delle mie scarse informazioni. Ma con il passare dei giorni però aumentava la mia esperienza e le mie conoscenze che mi permettevano di consigliare gli utenti nel migliore dei modi. Sicuramente la parte del lavoro più gratificante e interessante è stata la creazione di un video su una mostra ospitata all’interno dell’Informagiovani. Questo perché mi ha permesso di imparare l’uso di un editor di foto e video e mi ha regalato la soddisfazione di ricevere i complimenti sia da parte dello staff che dagli organizzatori della mostra.

Pian piano scoprendo e vivendo l’ambiente dell’Informagiovani ho compreso le numerose difficoltà da affrontare ogni giorno per rispettare tutti i servizi disponibili al pubblico nei quali anche io ero coinvolto: spesso cercavo di trovare la soluzione affinché gli utenti potessero avere a disposizione la risposta migliore..

Arrivando alla fine di queste tre settimane posso affermare di essermi integrato perfettamente all’interno del gruppo e consiglio vivamente a qualsiasi ragazzo di provare questa esperienza. Ringrazio tutte le persone che hanno collaborato a rendere questo stage un bagaglio di esperienza che non dimenticherò.

 

(questo articolo è stato scritto da Federico Capobelli, stagista dell’Istituto Savoia-Benincasa)

 

A cosa serve studiare

un momento della nostra presentazione all'Università Politecnica delle Marche

un momento della nostra presentazione all’Università Politecnica delle Marche

In questi giorni siamo presenti alle Giornate di orientamento dell’Università Politecnica delle Marche per illustrare alcuni dei nostri servizi. Le giornate, dedicate alle scuole superiori (classi quinte) di tutta le Marche, hanno il titolo di “Progetta il tuo futuro”: si può ancora progettare il proprio futuro partendo dallo studio? In un contesto in cui le competenze stentato a farsi riconoscere ed essere valorizzate ha ancora senso investire nella propria istruzione, nel miglioramento delle proprie competenze e conoscenze, nello sviluppo di una professionalità basata su cultura, nozioni, apprendimento? A cosa serve studiare?

Probabilmente se rispondiamo guardando gli annunci di lavoro o il sentimento comune la risposta che ci viene da dare è: assolutamente no! So no molti i suggerimenti che ci farebbero scoraggiare un investimento nello studio: la cosiddetta fuga dei cervelli, l’esperienza di lavoratori neolaureati sottopagati, quella di giovani con un elevato livello di studio che si arrangiano in mansioni decisamente umili, la platea di giovani che hanno abbandonato percorsi di formazione nei quali non riuscivano a trovare un’utilità. Però esistono anche altri aspetti che vale la pena sottolineare per valutare in maniera ponderata (non necessariamente positiva). Di questi aspetti se ne è occupato anche l’OCSE, l’organismo internazionale per la cooperazione e lo sviluppo. In un suo rapporto sull’istruzione dice che “l’istruzione non solo aiuta gli individui ad avere migliori prestazioni nel mercato del lavoro, ma migliora anche la salute complessiva, promuove la cittadinanza attiva e contiene la violenza“.

Annamaria Testa, nel suo blog, illustra anche gli altri aspetti della validità e la convenienza di investire nello studio. Ne riportiamo alcuni per darvi magari modo di riflettere durante il week end. Il primo è che l’istruzione allunga la vita, e nemmeno di pochissimo: “un uomo istruito che lavora nel terziario ha un’aspettativa di vita di otto anni superiore a quella di un uomo che non ha completato l’educazione secondaria“. Il secondo è che l’istruzione ci rende più consapevoli: riuscire a comprendere fatti e questioni più complesse grazie ad un insieme di mozioni più approfondite ci aiuta anche a renderci meglio conto di quel che ci accade. “Le persone più istruite fanno più volontariato. Si interessano di più di politica. Sviluppano una maggiore fiducia interpersonale (quindi sono più portate ad avere comportamenti cooperativi, a mantenere gli impegni, a valorizzare l’integrità e il sostegno reciproco)“.Maggiore istruzione  vuol dire anche maggiore soddisfazione: vuoi mettere il gusto che si prova ad esprimersi in maniera corretta, a dimostrare di conoscere fatti scientifici o riuscire a citare passi di letteratura classica? Ma al di là di quest piccole soddisfazioni del tutto personali in realtà l’OCSE dichiara che “la differenza di soddisfazione per la propria vita tra persone molto e poco istruite consiste in 18 punti percentuali […] Oltre a garantire redditi mediamente più alti, l’istruzione migliora le capacità cognitive, sociali, relazionali, emozionali: per questo le persone più istruite risultano più soddisfatte anche a prescindere dalla loro condizione economica“.

A noi sembrano tutti buoni motivi per scegliere di studiare. Come abbiamo detto e diremo ai ragazzi che si accingono a scegliere il loro percorso universitario, se ci chiedessero “a cosa serve studiare?”  molto semplicemente potremmo rispondere “ad avere una vita migliore”.