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Un mercato del lavoro competitivo

Il mondo del lavoro è molto competitivo. Talmente tanto che la definizione di mercato di lavoro è diventata, col tempo, sempre più azzeccata. Perché, nel tempo, anche l’idea di mercato è cambiata. Mi ricordo che fino a qualche tempo fa facevo questo esempio nelle scuole quando dovevo spiegare la dinamica di domanda e offerta nel mondo del lavoro. Dicevo agli studenti di immaginare il mercato del lavoro come un mercato reale, quello con le bancarelle, in cui il loro obiettivo era quello di presentare a tutti al meglio la propria “merce” (competenze) perché non avrebbero saputo in anticipo quale tra i passanti sarebbe stato il loro cliente.

Era un modo come un altro per raccontare con una metafora come fossero importanti non solo gli invii dei curriculum, ma anche tutto il lavoro di relazione, comunicazione e, in sintesi, di costruzione della reputazione di se stessi. Oggi quel mercato si è un po’ affollato, popolato della gente più diversa: tra le “bancarelle” c’è più concorrenza, competizione, nascono nuove proposte. Ma anche tra chi va al mercato per acquistare (assumere) ci sono delle differenze rispetto al passato. La ricerca del personale si è fatta più elaborata grazie, per esempio, a internet e i social media. Questo rende il tutto molto più veloce e anche più ricco di informazioni.

Se state cercando lavoro questa cosa rappresenta una grande opportunità, perché siete nella condizione di conoscere molti aspetti del mercato del lavoro prima di metterci i piedi. I siti aziendali vi informano sulle attività e sulle esigenze delle imprese, i forum vi possono dare consigli e suggerimenti di chi ha partecipato a percorsi di selezione già conclusi, i social media vi possono far conoscere chi già lavora in un determinato contesto. Oggi voi potete così personalizzare e arricchire la vostra offerta di competenze (la bancarella) con molte cose e sfruttare molti consigli.

Sui consigli però bisogna fare attenzione e scegliere chi ascoltare. Rammentate l’adagio “non accettare caramelle dagli sconociuti”? Più o meno siamo nella stessa situazione. Per esempio circola la notizia che ci sono imprenditori che non trovano lavoratori perché si presentano candidati poco adeguati (come si legge in questo articolo de IlSole24Ore) o altri perchè i ragazzi interpellati preferiscono fare tardi la sera piuttosto che andare a lavorare la mattina (l’articolo in questo caso è di Leggo). Se frequentate poi una piattaforma come Linkedin, il social network professionale, trovate una serie storie sparse che un po’ di ansia la mettono: persone rimpiazzate in 10 minuti, candidati trattati come dei Rambo che devono essere pronti a tutto, giovani che dovrebbero avere una disponibilità 24/7 anche per un lavoro di ufficio. Dunque è vero che il mercato del lavoro è diventato così competitivo che dobbiamo rispondere a qualsiasi esigenza? No. La selezione è sicuramente più dura che qualche tempo fa, ma la soluzione non è quella di mostrarsi disponibili alla qualunque. E i giovani, magari voi che state leggendo, avete la stessa dignità e lo stesso valore (perlomeno umano) di chi vi sceglie. Dovete proporvi in maniera avvincente, non svendervi in maniera indecente. E questo sarà un valore anche per chi vi sceglierà per costruire insieme a voi una professione e un’azienda. Lo spiega meglio in questo articolo anche Osvaldo Danzi, recruiter professionista; ci ricorda anche che “La selezione del personale è un investimento alla pari in cui entrambe le parti devono dare e ricevere con equilibrio

Un lavoro felice

Come vi sentite quando state lavorando? Siete contenti, felici ed eccitati oppure tristi, amareggiati e depressi? Alzarsi la mattina per andare a lavorare è uno sforzo sovrumano oppure una eccitante emozione ogni volta? Le due situazioni sono gli estremi comportamenti che forse nessuno di noi ha mai provato realmente. La sensazione che abbiamo quando andiamo a lavorare però non è da sottovalutare: lavorare forse non potrà essere il massimo della felicità ma non può nemmeno essere una tortura quotidiana; come e dove troviamo un giusto equilibrio? Quanto in questo conta una accurata scelta del lavoro che facciamo? Quanto la preparazione e le competenze che coltiviamo possono aiutarci a trovare un lavoro che ci rende felici?

L’equilibrio che stiamo cercando per un lavoro felice si trova lavorando su due aspetti: da una parte le aspettative e dall’altro le offerte e le reali proposte di lavoro. Su entrambi i fronti a essere coinvolti non sono soltanto i dipendenti e collaboratori, ma anche i datori di lavoro e gli imprenditori che vorrebbero avere le persone migliori nella propria azienda. Partiamo con le aspettative: un’analisi fatta negli Stati Uniti ha evidenziato che è in aumento il turnover dei lavoratori in azienda (si tratta del tasso con i dipendenti lasciano un’azienda, ndr), conseguenza dle fatto che oggi i lavoratori si aspettano qualcosa in più di uno stipendio, seppur questo sia il motivo principale per cui lavoriamo. Per esempio una buona parte degli intervistati afferma di non voler lavorare per un’impresa che non ha assunto alcun impegno di carattere sociale o ambientale (e buona parte di questi si dice disposta a lavorare per un salario più basso a fronte di un impegno sociale e ambientale concreto ed evidente dell’azienda).  Un altro aspetto interessante, analizzato dalla società di consulenza Accenture, riguarda i motivi per cui i lavoratori si dicono infelici nel proprio posto di lavoro: mancanza di riconoscimenti, non condivisione alle politiche interne dell’azienda, mancanza di prospettive di sviluppo, problemi con il proprio superiore. Un ultimo dato riguarda chi un lavoro ce lo ha già: per la metà sono persone che mentre lavorano, stanno già cercando una nuovo opportunità. Non è certo l’atteggiamento di chi è felice del posto in cui lavora. Cosa possono fare coloro che si occupano di selezionare il personale per far ein modo che la persona giusta sia nel posto giusto con buona pace e felicità di tutti?

La risposta non è semplice ma abbiamo trovato on line due infografiche (che trovate qui sotto) che raccontano in sintesi quali possono essere le considerazioni da fare da una parte (chi cerca lavoro) e dall’altra (chi lo offre e seleziona il personale) per fare in modo che questi due “opposti” non solo si attirino ma al contempo si piacciano (le infografiche hanno il testo in inglese semplice; le abbiamo trovate qui)