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Cosa succede dopo la Brexit?

Dopo più di tre anni di passi avanti e passi indietro, quello che non avremmo mai voluto vedere purtroppo è successo: il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea il 31 gennaio scorso, dopo averne fatto parte per 47 anni.

Cosa significa? Che cosa cambia per chi vuole viaggiare, studiare o lavorare in UK? Vediamo quali sono le prospettive e, soprattutto, quali sono le fonti di informazione da tenere presenti per rimanere aggiornati, dato che tutto in questo momento è in fase di definizione.

La pagina dedicata del sito del Ministero degli esteri italiano riporta i passaggi finora avvenuti di questa triste storia e chiarisce che uno degli aspetti fondamentali su cui lavorare è lo status dei cittadini italiani residenti nel Regno Unito (oltre a quello dei cittadini britannici in Italia) per i quali si spera vengano riconosciuti i diritti già acquisiti).

Intanto diciamo subito che fino al 31 dicembre 2020 continueremo a essere nel periodo di transizione, chiamato transizione post-Brexit, durante il quale le norme che regolano le attività di cittadini, consumatori, imprese, investitori, studenti e ricercatori, sia in Europa che in UK, non subiranno sostanziali cambiamenti. Durante questo periodo di transizione, che potrà essere prolungato, UK e UE si impegneranno a negoziare gli accordi che definiranno le relazioni future tra i due, dato che comunque l’UE rimane un partner importante per il Regno Unito, e viceversa. 

L’uscita del Regno Unito naturalmente porterà una maggiore difficoltà, sia in uscita che in entrata, di circolazione delle persone, delle merci e dei capitali, con svantaggi, probabilmente sottovalutati da chi ha spinto in questa direzione, per entrambe le parti. Mentre aspettiamo di capire come cambieranno le cose nei dettagli, ecco alcune ipotesi su cui cominciare a ragionare, dal punto di vista di chi è interessato ad andare in UK nel prossimo futuro. 

Dal momento in cui il Regno Unito non fa più parte dell’UE, e terminato il periodo di transizione, per andare in UK diventerà necessario il passaporto e si dovrà chiedere, e ottenere, un visto d’ingresso.  Il visto è un documento che un cittadino di un altro paese deve chiedere prima di partire, e che viene rilasciato, se ci sono le condizioni, per scopi ben definiti: può essere per turismo, lavoro, ricongiungimento familiare, per studio, per affari, ma ce ne sono tante altre tipologie.

Entrare nel Regno Unito per turismo resterà probabilmente la motivazione per cui sarà relativamente facile ottenere un visto, soprattutto per i cittadini dell’UE. Il turismo è infatti uno dei settori economici in crescita, che contribuisce in maniera notevole alla ricchezza del paese. Bisogna però ricordare che in genere i visti di questo tipo non permettono né di studiare né di lavorare nel paese che li ha concessi.

Per quanto riguarda studiare in una università in UK, il sito ufficiale dedicato ha già preparato una serie di informazioni e risposte per chi sogna una formazione in stile Harry Potter. Se da un lato le università hanno tutto l’interesse di avere un alto numero di iscritti anche tra gli studenti internazionali (la formazione è anch’essa un business), dall’altro le restrizioni imposte potrebbero causare, tra l’altro, un aumento delle rette universitarie. Ricordiamo che al momento i cittadini UE hanno accesso non solo alle università ma anche a benefici di tipo finanziario (borse, agevolazioni, fondi dedicati).

Le università hanno, in UK come altrove, un ruolo fondamentale nella crescita non solo economica del paese e dell’area in cui si trovano, oltre che nelle relazioni culturali internazionali. Chi si trova al momento in UK e sta studiando là non vedrà cambiamenti nel proprio status di immigrato per tutto il periodo di transizione. Chi si iscriverà a corsi universitari ancora per gli anni accademici 2019/2020 e 2020/2021 si vedrà riconosciuti gli stessi diritti che avevano gli studenti cittadini dell’UE prima della Brexit, senza un aumento, per ora, dei costi di ammissione. Anche il programma Erasmus+ continuerà a funzionare come prima fino alla fine del 2020, e chi ha ottenuto una borsa o un finanziamento con questo programma continuerà a beneficiarne fino alla fine del periodo previsto, mentre per gli anni successivi al 2021 non sappiamo ancora se il Regno Unito resterà uno dei partner del programma o meno. Lo stesso sarà per il programma europeo Horizon, che interessa i ricercatori: fino a tutto il 2020 il Regno Unito ne beneficerà ancora.

L’argomento che solleva maggiori problemi è la circolazione dei lavoratori, che con la Brexit verrà sostanzialmente modificata. Come già detto, chi è già residente nel Regno Unito da almeno 5 anni ha garantita la possibilità di rimanere a tempo indeterminato (settled status). Per chi non ha ancora raggiunto i 5 anni di residenza, o entrerà nel Regno Unito entro la fine del 2020 c’è la possibilità di fare domanda per ottenere lo stesso permesso (pre-settled status).

Secondo quanto dichiarato proprio in queste ore dal governo britannico, in futuro la concessione dei visti per lavoro sarà determinata da diversi fattori, tutti piuttosto restrittivi. Anche nel caso in cui una persona abbia trovato un datore di lavoro disposto ad assumerlo, per ottenere il visto saranno necessarie altre condizioni. Il nuovo sistema di concessione dei visti per lavoro si chiama UK’s point-based immigration system e prevede un sistema a punti. Chi vorrà andare a lavorare nel Regno Unito ne dovrà totalizzare almeno 70: i punti si acquisiscono con la conoscenza della lingua inglese, un livello di istruzione elevato (saranno favoriti i ricercatori), un’offerta di salario che superi un certo livello e qualifiche professionali relative ai settori di interesse per il Regno Unito, nei quali c’è carenza di personale. 

In breve, l’idea è quella di allinearsi alle politiche di immigrazione, piuttosto rigide, di paesi come l’Australia. Da più parti è stato messo in evidenza che lasciare fuori lavoratori meno qualificati, e definire come low-skilled (poco qualificati) certi tipi di lavoratori, avrà un impatto negativo, soprattutto in quei settori che finora ne hanno fatto largo utilizzo (turismo, accoglienza, ristorazione, agricoltura e servizi alla famiglia) che non disporranno della manodopera necessaria. Già nel 2019 gli agricoltori lamentavano un calo dell’arrivo di lavoratori dall’UE, probabilmente scoraggiati dalle notizie sulla Brexit o che hanno deciso di non investire energie e tempo in un paese che non sembra voler loro offrire un futuro sicuro e dignitoso.

Nell’attesa di accordi negli altri ambiti che ci auguriamo vantaggiosi per tutti i cittadini UE e UK, non abbiamo che da prendere esempio da questa vicenda, per capire il valore delle libertà conquistate con l’Unione europea, e i vantaggi offerti ai cittadini dei paesi membri.

Europa, non funziona proprio così

Si sono appena concluse le elezioni per il nuovo Parlamento Europeo, e i risultati non sono una grande sorpresa. Passato il frastuono delle campagne elettorali e delle promesse audaci fatte per accaparrarsi voti, ecco il quadro che ne esce, e alcune conseguenze che si possono già prevedere (e non sono quelle che molti si aspetterebbero).

L’Italia, dove ha prevalso un partito antieuropeista (ha votato solo il 56% di quelli che potevano farlo), si ritrova in posizione isolata dato che i movimenti sovranisti non si sono ugualmente affermati negli altri paesi. Di fatto non solo sarà difficile imporre le nostre ragioni all’attenzione del Parlamento europeo, ma dovremo comunque affrontare i problemi che non spariranno grazie ai risultati delle elezioni.

La presenza dei rappresentanti dei partiti populisti e il rischio che questi movimenti crescano ancora richiederà senz’altro che l’Unione europea si occupi in maniera diversa di alcuni temi, riveda alcune priorità, come la gestione dei flussi migratori, in modo che sia veramente condivisa (ma non nel senso in cui è stato raccontato e spesso assicurato agli elettori).

Le destre nazionaliste, ad esempio, hanno molto insistito sull’idea di “Europa delle nazioni”, promettendo di portare a casa vantaggi o concessioni per i rispettivi paesi. Quando però si va a vedere che cosa propone ognuno dei partiti ci si accorge che le visioni sono piuttosto discordanti (qui c’è un simpatico video con sottotitoli in italiano). Dovremo quindi aspettare per vedere come si accorderanno e su cosa, mentre a livello internazionale l’urgenza è quella di trovare una forma di coesione che ci permetta di misurarci con le grandi potenze, emergenti e non.

L’elemento che sembra sfuggirci è che le regole e le decisioni, nell’UE come nei singoli paesi, non si definiscono da un giorno all’altro e a seguito della richiesta di una sola persona o di un partito, ma seguono un processo più complesso del pollice alzato o pollice verso. Sono frutto di negoziazioni e accordi che devono prendere in considerazione molti aspetti e spinte diverse, e che quindi necessariamente richiedono tempo e compromessi. (vale la pena, ancora una volta, dare un’occhiata a come funziona il Parlamento europeo e a quali sono le sue funzioni).

Un caso su tutti è quello della Brexit, di cui abbiamo già brevemente parlato. Dal giorno successivo al referendum di giugno 2016 c’erano molte persone, e molte ce ne sono ancora oggi, convinte che il Regno Unito sia già uscito dall’UE, e che quindi non ci si potrà più andare come prima. Ad oggi, dopo quasi tre anni, il Regno Unito fa ancora parte dell’UE, e stiamo ancora cercando di decidere come ridefinire i rapporti tra UK e UE per quello che riguarda tantissimi aspetti (movimenti di persone, merci, capitali, solo per dirne alcune).

Ora che le campagne elettorali sono finite, bisognerà vedere come il nuovo Parlamento procederà alle nomine delle varie cariche, (e non sembra che sarà semplice mettersi d’accordo), quali direzione prenderà, sempre comunque nell’ambito di quelli che sono i trattati dell’Unione e i suoi obiettivi. A livello nazionale, rimaniamo con i nostri problemi da affrontare e che non possiamo continuare ad attribuire all’Europa o ad altri fattori esterni (dall’economia debole al mercato del lavoro poco dinamico e all’altissimo tasso di abbandono scolastico, solo per citarne alcuni legati ai temi di cui ci occupiamo).

Per costruire un futuro migliore, (e sicuramente per affrontare qualsiasi tipo di elezione o decisione), in cui ci sia spazio e dignità per tutti, e non solo per alcuni a spese degli altri, dovremo cominciare ad avere un approccio alle questioni diverso da quello di spettatori nell’arena, dove vince chi urla più forte (anche se non si capisce cosa) e dove ogni confronto viene trattato come una prova di forza vinta dal più “cattivo”. Sicuramente l’esito di queste elezioni europee è (per chi lavora per la promozione delle opportunità europee, come noi) un test sulla comunicazione che ci dice chiaramente che c’è ancora molto da lavorare e da migliorare per rendere visibile quanto viene fatto, grazie all’UE, a vantaggio dei cittadini.

Da oggi una certezza che abbiamo è che continueremo a ricevere finanziamenti per la mobilità educativa dei giovani e di chi lavora per loro, attraverso il programma Erasmus+, a Garanzia Giovani, al Corpo europeo di solidarietà e le altre iniziative, come DiscoverEU, che mirano a farci crescere e farci sperimentare che è l’unione che fa la forza.

Elezioni europee del 26 maggio, stavolta voto!

Manca solo un mese all’appuntamento del 26 maggio, il più importante dell’anno per l’Europa!

Tutti i cittadini europei che compiono 18 anni entro il 26 maggio potranno votare per eleggere i 751 deputati che li rappresentano al Parlamento europeo. L’Italia ha 73 parlamentari da eleggere (sarebbero stati 76 se la Gran Bretagna fosse effettivamente uscita dall’UE, cosa che non è ancora definitiva), che sono tanti e questo significa che come paese abbiamo un peso notevole sulle decisioni che si prendono.

Votare ti permette di scegliere chi prenderà queste decisioni e in quale direzione, secondo quale visione e quale idea di Europa vuoi che si realizzi. Non votando, altri decideranno per te ed è una responsabilità che non è consigliabile lasciare ad altri.

Votare alle elezioni europee significa dire la propria su ciò che l’Europa dovrà decidere per i prossimi cinque anni per quanto riguarda il commercio internazionale, la sicurezza, la protezione dei consumatori, la lotta al cambiamento climatico e la crescita economica. Gli eurodeputati non solo modellano la nuova legislazione ma controllano anche l’operato delle altre istituzioni europee.

Votare non è solo un dovere ma anche e soprattutto un diritto, quello di ricercare e promuovere i valori che più ti rappresentano, perché sono quelli che poi daranno forma alle leggi e ai regolamenti sulle questioni pratiche.

A volte non si vota per ragioni molto semplici ma di fondamentale importanza, come il non sapere come si vota? e quando? come si fa a scegliere chi votare se non so chi sono i candidati?
Cominciamo a rispondere a queste domande, per cercare di aiutare chi non ha esperienza o non ha avuto tempo finora di informarsi sui siti ufficiali.

Si vota domenica 26 maggio dalle 7 alle 23 (segnalo subito sul tuo calendario!) presentandosi al proprio seggio elettorale (quello indicato sulla tessera elettorale) con la tessera e un documento di identità valido (cioè non scaduto: e il tuo, quando scade?).

Chi non ha la tessera elettorale, perché ha compiuto da poco 18 anni, perché l’ha persa, o non ha più posto per i timbri (ogni volta che voti, avrai un timbro sulla tua tessera elettorale), può andare a prenderla all’ufficio elettorale del Comune di residenza, questo è quello di Ancona. Sono previste aperture straordinarie per permettere a tutti di ritirare i documenti necessari al voto.

Potrai votare indicando da 1 a massimo 3 preferenze per i candidati della lista che sceglierai (devono essere tutti della stessa lista!), nel caso delle Marche per la circoscrizione Centro. Molti dettagli, approfondimenti e risposte si trovano risposte a molte domande sul sito ufficiale dedicato del Parlamento europeo, e sul sito del Ministero degli Interni.

Per trovare il tuo candidato o la tua candidata, dovrai cercare e scegliere nelle liste del partito, movimento o gruppo politico che ha presentato le sue liste e da cui ti senti rappresentato. Sul sito del Ministero degli Affari Interni sono stati pubblicati lo scorso 18 aprile i contrassegni di quelli che hanno presentato i documenti necessari, e successivamente anche le liste e i candidati.

Il voto del 26 maggio sarà particolarmente importante per determinare cosa sarà l’Europa nel prossimo futuro, dato che, come abbiamo detto tante volte, l’UE non è uno stato, non è una istituzione rigida e predefinita, ma cambia e può cambiare nel tempo a seconda della forma che gli stati membri e i loro cittadini vorranno darle.

Questa volta ciascuno di noi deve assumersi la responsabilità e scegliere il proprio futuro, ricordando quali sono i valori fondanti dell’Europa, quelli che ci hanno garantito per molti decenni pace, crescita economica, cooperazione, maggiori libertà e opportunità.
Abbiamo imparato negli ultimi tempi come sia facile trasformare la diversità in divisione, e come sia fragile e precaria la democrazia. L’UE si basa sul rispetto condiviso dei diritti fondamentali e dei principi democratici, e il tuo voto è importante per far valere questi diritti, per te e per gli altri.

Non serve che impegni tutta la giornata del 26 maggio, basterà che dedichi un’ora (forse meno!) per andare a esprimere il tuo voto!

DiscoverEU 2018

Torna DiscoverEU!

Vi ricordate DiscoverEU, l’iniziativa della Commissione europea che ha permesso a migliaia di diciottenni di viaggiare gratis in treno per l’Europa?
La buona notizia è che ci sono altri pass Interrail disponibili per la prossima primavera ed estate!
I ragazzi e le ragazze che hanno partecipato e vinto il pass a giugno sono stati 15.000, sono diventati Ambasciatori DiscoverEU e qui trovate le immagini dei loro favolosi viaggi.

Domani avete una seconda possibilità di partecipare: dalle ore 12 di giovedì 29 novembre alle ore 12 di martedì 11 dicembre, almeno altri 12 000 giovani avranno la possibilità di vincere il pass per viaggiare in tutta Europa.

Il pass è per viaggi in treno o, dove non sarà possibile, in bus o altri mezzi, così da poter attraversare i vari paesi, e ammirare i cambiamenti di paesaggio mentre si va di città in città.
Per dare la possibilità ai tutti di partecipare, il biglietto permette di prendere anche altri mezzi di trasporto, come autobus e traghetti. In casi eccezionali e quando non sono disponibili altri mezzi, si potrà anche prendere l’aereo, soprattutto nel caso in cui i partecipanti vivono in zone isolate o sulle isole.

Il 2018 è anche anno europeo del patrimonio culturale: ne siamo circondati ogni giorno e spesso nemmeno ce ne accorgiamo, ma la ricchezza di cui godiamo è infinita e ha forme diverse: città, festival, natura, storia e arte sono sparsi ad ogni angolo d’Europa!
Potresti andare a visitare la Capitale europea della cultura (sai quali due città sono le Capitali della cultura quest’anno?), partecipare ad un festival musicale o teatrale, o ad altri spettacoli. O magari andare a visitare quel famosissimo museo di cui tutti parlano e che finora non hai avuto occasione di vedere.
Approfitta della possibilità di circolare per l’Unione in tutta libertà, capire meglio la diversità dell’Europa, apprezzarne la ricchezza culturale, fare nuove amicizie e, soprattutto, scoprire qualcosa di nuovo su te stesso!

Ecco i dettagli dell’iniziativa:
– non possono partecipare i ragazzi e le ragazze che hanno già vinto un pass a giugno;
puoi partecipare solo se hai 18 anni al 31 dicembre 2018, devi quindi essere nato tra il 1° gennaio 2000 (incluso) e il 31 dicembre 2000 (incluso);
– devi avere la cittadinanza di uno degli Stati membri dell’Unione europea al momento della decisione di aggiudicazione dei pass Interrail (prevista per metà gennaio 2019);
devi avere un documento di identità valido (passaporto o carta di identità), per poter inserire il numero nel modulo di domanda online.

Per partecipare, a partire da domani alle 12 dovrai andare sul sito DiscoverEU e cliccare su Partecipa, fornire i tuoi dati personali e informazioni su come ti preparerai per il viaggio. Dovrai rispondere a 5 domande di un quiz a risposta multipla sulla cultura europea e la sua diversità, e sulle iniziative dell’UE per i giovani.
Ecco alcuni siti per conoscerle tutte!
Portale europeo dei giovani, Portale dei giovani, Eurodesk il punto d’incontro dei giovani con l’Europa

Se vuoi viaggiare in gruppo, quando compili la domanda, puoi invitare altre 4 persone: una volta compilato il modulo di domanda, dovrai rispondere al quiz e alla domanda di spareggio. Sullo schermo comparirà un codice che deve essere comunicato agli altri membri del gruppo e gli permetterà di registrarsi sul Portale europeo per i giovani e di inserire i loro dati personali. Tutti i membri del gruppo devono avere 18 anni.

Se sei selezionato, ecco cosa potrai fare:
– partire da un paese Stato membro dell’Unione europea;
– programmare un viaggio di almeno 1 giorno e al massimo 30 giorni;
viaggiare tra il 15 aprile 2019 e il 31 ottobre 2019;
– andare in almeno un paese straniero che sia un paese membro dell’Unione europea;
– diventare anche tu ambasciatore DiscoverEU.
Per chi ha esigenze particolari saranno forniti informazioni e consigli, e potrebbero essere coperte le spese di assistenza speciale (persona di accompagnamento, cane per partecipanti ipovedenti, ecc.).

Mancano poche ore, siete pronti a vincere questa grande avventura?? 🙂

DiscoverEU 18 anni

DiscoverEU, 18 anni e parti per l’Europa!

Qualcuno ha tutte le fortune, e questa volta tocca ai diciottenni!
L’Unione europea ha pensato a un regalo speciale per i ragazzi e le ragazze nati tra il 2 luglio 1999 e il 1 luglio 2000 incluso: si chiama DiscoverEU ed è un biglietto di viaggio per partire questa estate alla scoperta dell’Europa!

Il bello è che si viaggerà in treno (in alcuni casi in bus o traghetto) perché, che ci crediate o no, è davvero uno dei modi migliori di scoprire e conoscere veramente un paese. Vedere il paesaggio che cambia, passare vicino a piccoli centri e attraversare la campagna o una montagna, questo veramente significa aver visto un paese. Se non ci avete mai provato, e avete 18 anni, ecco la vostra occasione!

Saranno circa 15000 i diciottenni europei che potranno viaggiare e, chissà, incontrarsi a un festival, in una capitale europea, in riva a un lago o ad un concerto. Per i cittadini italiani ci sono più di 1700 biglietti per partire nel periodo che va dall’inizio di luglio fino a settembre, per un massimo di 30 giorni.

Il 2018 è l’Anno europeo del patrimonio culturale, e questo significa che il viaggio sarà ancora più interessante, viste le molte le manifestazioni previste in tutta Europa per celebrare l’incredibile varietà del patrimonio culturale europeo! L’iniziativa DiscoveEU è collegata a questa ricorrenza, e per questo vi sarà utile saperne di più.
Ecco infatti come si fa a ottenere il biglietto.

A partire dal 12 giugno alle 12 ci si potrà registrare al portale DiscoverEU, e si dovrà a questo punto rispondere a un quiz sull’Anno europeo del patrimonio culturale (ecco dove trovare tutte le informazioni utili!) e ad una domanda di spareggio.
La Commissione europea farà una classifica dei partecipanti per ciascun paese, e successivamente fornirà il biglietto e un pacchetto informativo di supporto all’organizzazione del viaggio (non dimenticate di passare qui da noi se avete bisogno di informazioni e suggerimenti per alloggio o assicurazioni!).

I biglietti per i candidati selezionati saranno prenotati, acquistati e consegnati da un soggetto individuato appositamente dalla Commissione europea, per cui di quello non dovrete preoccuparvi. Potrete partire da soli o anche in gruppo, fino a cinque partecipanti.
Oltre a godervi il vostro viaggio di scoperta e le vostre vacanze, potrete diventare Ambasciatore DiscoverEU! Dovrete raccontare le vostre esperienze di viaggio, attraverso Instagram, Facebook o Twitter, e organizzare una presentazione della vostra avventura: a noi piacerebbe ospitarvi qui all’Informagiovani a raccontare com’è andata!
Non vi resta che preparare il vostro itinerario e il vostro documento di identità per il viaggio (attenzione alla scadenza, è importante!).
In bocca al lupo!

Eurodesk Multipliers Seminar a Bruxelles, Ancona c’è!

Le opportunità europee non sono solo per i giovani ma anche per chi lavora con e per loro!
Oggi cerco di raccontarvi in poche righe che cosa è successo all’Eurodesk Multipliers Seminar della scorsa settimana a cui ho partecipato come Eurodesk Mobility Advisor di Eurodesk Ancona (cioè quello che faccio tutti i giorni quando venite a parlare con me di come fare per andare all’estero), insieme ad altri colleghi di tutta Europa.

Martedì 22 abbiamo cominciato con un momento di benvenuto e condivisione del programma, con giochi di ice-breaking per conoscerci meglio, un po’ come si fa quando partecipate agli scambi giovanili internazionali o ad altre attività simili.

Poi ecco tutto quello che è seguito.

Abbiamo fatto attività di gruppo sulle competenze dell’Eurodesk Mobility Advisor: qui è quando ci siamo ricordati, tra le altre cose, quanto è importante ascoltarvi sempre con attenzione e senza nessun tipo di pregiudizio sulle vostre aspirazioni, sui vostri progetti e sulle vostre richieste. L’Eurodesk Advisor è sempre qui per aiutarvi a capire come realizzare il vostro progetto d esperienza all’estero!

Serata internazionale: per chi non avesse mai partecipato ad uno di questi momenti di convivialità e divertimento, è quando si scoprono i cibi tipici, gli usi, le abitudini alimentari e non dei nostri vicini di casa europei, e spesso lo si fa ridendo e cantando. E naturalmente si tiene alta la bandiera italiana confermando il nostro talento non solo per il cibo, ma anche per la musica, il canto, e l’intrattenimento in generale 🙂

Mercoledì mattina abbiamo scoperto quali sono le novità e le proposte per il settore giovani in UE, e per chi lavora per loro: Time to Move 2018, il nuovo sito Eurodesk con lo strumento Opportunity finder, la nuova strategia europea per i giovani (engage, connect, empower), e le proposte che riguardano il budget Erasmus+ e, last but not least, l’iniziativa DiscoverEU!

Poi ci sono state sottoposte alcune delle vostre richieste più complesse, e insieme abbiamo provato a trovare le risposte più adatte, più complete ma più semplici per voi da leggere: non è stato facile!

Nel pomeriggio siamo stati al Parlamento Europeo, per la cerimonia di premiazione dei progetti locali presentati dagli Eurodesk europei: qui è dove abbiamo visto quante belle cose si possono fare insieme, molto emozionante!

Giovedì abbiamo parlato di promozione delle opportunità europee per i giovani e dei canali per raggiungervi meglio: qui è dove abbiamo imparato che c’è un sacco da studiare su come usare i vari social media, sulle parole da usare per parlarvi ed essere ascoltati, sulle vostre diverse esigenze e preferenze (ci servirebbe il vostro aiuto, i vostri consigli, le vostre osservazioni) 🙂

Abbiamo anche visitato la sede dell’Agenzia Nazionale Giovani belga, dove siamo stati accolti calorosamente dalla direttrice che ci ha raccontato informalmente, intorno a un tavolo con tè e biscotti, dei loro progetti più riusciti e di come li hanno realizzati.

Venerdì mattina abbiamo avuto spazio per condividere idee e progetti per il futuro: qui è dove abbiamo preso contatti e parlato di possibili collaborazioni, tutto per potervi offrire nuove e sempre maggiori opportunità di andare a fare una bella esperienza europea!

Intorno a tutto questo lavoro di networking, condivisione di buone prassi ed esperienze (tutto in inglese eh! ;-)) c’è stato il piacere di conoscere colleghi di tanti paesi, capire come migliorare il proprio lavoro, ma anche sentirsi parte di una rete che lavora per lo stesso obiettivo. L’obiettivo della rete Eurodesk è quello di far cogliere a più ragazzi e ragazze possibili le decine di opportunità che ci sono in Europa per migliorare la loro carriera ma anche la loro vita.
E soprattutto, è stato bello ricordarsi perché facciamo questo lavoro: perché essere amici, anche se si è diversi e specialmente per questo motivo, è bellissimo e ci rende migliori, più felici, più ricchi, più fiduciosi nel futuro.

 

Yfej | Your first Eures job, un aiuto per partire!

Il Progetto YfEj – Your first Eures job ha l’obiettivo di supportare i giovani europei (cittadini o residenti) tra i 18 e i 35 anni nella ricerca e realizzazione di una esperienza di lavoro, tirocinio o apprendistato all’estero.

Il progetto offre un contributo finanziario per l’eventuale necessità di formazione linguistica, per le spese legate al riconoscimento delle qualifiche professionali o dei titoli di studio, e per coprire parte delle spese sostenute per recarsi ad un colloquio o per trasferirsi nel paese di destinazione.

L’iniziativa fornisce inoltre servizi quali informazione, reclutamento, matching e collocamento sia per i giovani candidati che per i datori di lavoro interessati ad assumere personale proveniente da paesi diversi. Per entrambi sono previsti servizi di supporto informativo e finanziamenti.

Per partecipare bisogna registrarsi e caricare il proprio cv in formato europeo sulla piattaforma YfEj: qui si possono trovare anche offerte di lavoro per professionalità specifiche, alla sezione Hot Jobs.

Nelle Marche è possibile rivolgersi per informazioni e attivazione del programma ad un referente della rete EURES, esperti della mobilità per lavoro che trovate nei CIOF– centri per l’impiego, l’orientamento e la formazione del territorio.

Il programma è arrivato alla sua quinta edizione e durerà fino al 2018.

E se hai più di 35 anni? C’è un programma anche per te! Scopri di più su ReAct.