Tutta questione di pubbliche relazioni

Come si trova lavoro? Risposta facile: grazie alle conoscenze. E poi, come ripetiamo senza mai stancarci, rircordiamo sempre che questo non vuol dire farsi raccomandare, bensì avere una rete di contatti attraverso i quali possiamo scoprire opportunità e occasioni che vanno oltre gli annunci di lavoro. Eh sì, ci sono anche le raccomandazioni, ma su quelle non possiamo fare niente se non dire che il più delle volte danno vita a posti di lavoro discutibili e sperare che con il tempo scompaiano del tutto.

A questo punto la domanda diventa: come si costruisce una rete? Ci sono due strade da percorrere (con molte cose in comune). La prima e forse oggi più facile riguarda i social network. Le piattaforme che ci permettono di metterci in contatto con altre persone, anche lontane hanno un duplice vantaggio: il primo, appunto, è quello di tenere rapporti con persone che altrimenti sarebbero pressoché irraggiungibili (magari anche solo perché non avremmo tempo di affrontare la distanza che ci separa da loro). Il secondo riguarda la costanza o il mantenimento della relazione (anche se spesso è un legame debole): l’abitudine di scrollare con il dito la timeline di un social network con una certa frequenza (ossessiva a volte) ci garantisce un costante aggiornamento su quello che fanno gli altri, le loro attività, i loro pensieri, le eventuali discussioni in comune. Utilizzare i social network (meglio se quelli dedicati alla vita professionale, come Linkedin) ci permette di mantenere attiva una rete di contatti che potrebbero esserci utili nello sviluppo della nostra vita professionale.

C’è anche una seconda strada da percorrere dicevo poco sopra. Quella dei contatti personali e diretti, fisici che possiamo (e dovremmo) mantenere vivi partecipando a eventi, mostre, fiere, congressi e qualsivoglia altra forma di aggregazione di persone per motivi professionali. A volte, a dir la verità, vale anche l’aperitivo; che peraltro è il modo con cui diverse organizzazioni che si occupano di networking utilizzano per far incontrare persone che poi discutono di affari (nel senso più lato del termine). Questi appuntamenti spesso sono importanti perché, anche nell’era dei social media e della relazione digitale, una stretta di mano unita ad un sorriso marcano in maniera molto più evidente una conoscenza, un rapporto, una relazione a cui potremmo dare l’etichetta di “business”.

Le due strade che ho indicato per la costruzione di un network (quella digitale e quella fisica) hanno entrambe un comune denominatore: hanno bisogno di una buona attività di pubbliche relazioni. Un’attività che è sempre stata decisiva ma che lo è ancora di più quando i mercati e i contesti sono più competitivi (leggi: quando, per esempio, i soggetti che cercano un lavoro sono in aumento). Fare le PR (pi-àr, come pronunciano quelli che, stoltamente, scadono in un appariscente quanto inutile inglesismo), significa avere la capacità di intrattenere buoni rapporti con gli altri; riuscire a portare avanti (qualche volta ad iniziare) una buona conversazione su un tema comune ai partecipanti; saper parlare in pubblico in maniera decorosa se non elegante; conoscere modi e maniere per chiedere un numero di telefono, fissare un appuntamento, distribuire biglietti da visita, contattare senza disturbare, farsi conoscere senza essere invadenti, farsi ricordare ma nel modo giusto. Sembra quasi un manuale di bon ton (buono tono) e di fatto lo è. Prendo a prestito una definizione che trovato in questo post per spiegare un ultimo punto: “Le pubbliche relazioni consistono nell’attività comunicativa non commerciale dell’azienda verso il pubblico e verso soggetti influenti con finalità di miglioramento della reputazione aziendale”. Qui si parla di aziende (le PR le fanno anche loro!) ma credo che, mutatis mutandis (anche se c’è davvero poco da cambiare), sia una definizione che contiene un giusto suggerimento anche per chi si sta muovendo nel mercato del lavoro. Quando fate pubbliche relazioni, sui social o fisicamente, non vi state vendendo. Ma costruite, un poco alla volta, la vostra reputazione. E quella sì, che vi servirà per venedervi.

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